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MovieTown, il cinema a casa vostra

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Triplethor
view post Posted on 19/7/2020, 21:31 by: Triplethor
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Triplethor
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DOMENICA

19/07/2020



FREE GUY – RYAN REYNOLDS E JODIE COMER NELLE NUOVE FOTO

20th Century Studios e Disney hanno svelato tre nuove foto ufficiali di Free Guy, commedia sci-fi che uscirà il prossimo 11 dicembre nelle sale americane.

Ryan Reynolds interpreta Guy, impiegato di banca che vive in una città dove la violenza è all’ordine del giorno… ma si tratta di un videogame open world, e lui non è altro che un personaggio non giocante. Guidato da un grande ottimismo, acquisisce coscienza di sé e decide di ribellarsi al “sistema”, diventando un eroe al fianco dell’agguerrita Molotov Girl (Jodie Comer).

Nel cast di questa action-comedy fantascientifica figurano Ryan Reynolds, Jodie Comer, Taika Waititi, Utkarsh Ambudkar e Joe Keery.

Shawn Levy torna alla regia di un film dopo sei anni, durante i quali ha diretto – fra gli altri – sei episodi di Stranger Things, serie di cui è anche produttore. Il cineasta è noto per La pantera rosa, Real Steel e il franchise di Una notte al museo.

La sceneggiatura è opera di Matt Lieberman e Zak Penn, da un soggetto di Lieberman.

Gli scatti ritraggono proprio quest’ultima e lo stesso Guy, circondati da svariati veicoli che sono a disposizione del gioco. Potrete vederli qui di seguito.

Le foto


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GODZILLA VS. KONG – IL MERCHANDISE SVELA LA PRIMA IMMAGINE DEL FILM

Dovremo attendere un po’ per vedere il primo trailer di Godzilla Vs. Kong, poiché il colossal è stato rinviato al 21 maggio 2021, prendendo così il posto di Matrix 4. Intanto, però, un prodotto di merchandising ci offre la prima immagine dell’atteso scontro.

Sul retro della confezione dei giocattoli Playmates è stato infatti avvistato un artwork promozionale del film, o forse addirittura un’inquadratura (ma quest’ultima ipotesi sembra improbabile). L’immagine ritrae Godzilla e Kong mentre si affrontano in bilico su una portaerei: come potrete vedere, il gigantesco gorilla è cresciuto dai tempi di Skull Island, e le sue dimensioni pareggiano quelle dell’avversario. Dalla sfida uscirà il vero Re dei Mostri, anche se molti prevedono che i due kaijū finiranno per allearsi contro un nemico più grande.

Come sappiamo, il colossal ha ottenuto il rating PG-13 dalla Motion Picture Association of America, per “Intense scene di violenza e distruzione fra creature e un po’ di linguaggio”. Il regista Adam Wingard ha detto che quella descrizione è un eufemismo, quindi ci aspetta un blockbuster ricco di battaglie e distruzione. Vi terremo aggiornati. Intanto, potrete vedere

La sinossi ufficiale
Nell’epoca in cui i mostri camminano sulla Terra, la lotta dell’umanità per il suo futuro mette Godzilla e Kong su una rotta di collisione che vedrà le due forze della natura più potenti del pianeta scontrarsi in una battaglia memorabile e spettacolare. Mentre la Monarch intraprende una pericolosa missione in territorio sconosciuto per dissotterrare gli indizi sulle origini dei Titani, una cospirazione umana minaccia di spazzare via per sempre le creature, sia buone che malvagie, dalla faccia della Terra.

Il cast include Millie Bobby Brown, Julian Dennison, Brian Tyree Henry, Demián Bichir, Alexander Skarsgård, Rebecca Hall, Jessica Henwick, Eiza González, Shun Oguri e Lance Reddick.

Alla regia del film c’è Adam Wingard, cineasta che ha mosso i primi passi nell’horror indipendente, dirigendo A Horrible Way to Die, You’re Next, The Guest, Blair Witch e alcuni episodi dei primi due V/H/S; il suo film più recente è l’adattamento in live action di Death Note. Godzilla Vs. Kong appartiene ovviamente allo stesso universo narrativo di Godzilla (2014), Kong: Skull Island (2017) e Godzilla: King of the Monsters (2019).

La sceneggiatura proviene da una writers room capitanata da Terry Rossio (Pirati dei Caraibi), e composta inoltre da Lindsey Beer (The Kingkiller Chronicles), Cat Vasko (Queen of the Air), T.S. Nowlin (Maze Runner, Pacific Rim: Uprising), J. Michael Straczynski (Changeling, Sense8), Patrick McKay e J.D. Payne (Star Trek Beyond).

L’immagine




IL FILM DI WATCHMEN AVREBBE POTUTO ESSERE MOLTO DIVERSO, ECCO COME

Per molto tempo, prima che Zack Snyder riuscisse a girare il film, Watchmen è stato considerato una proprietà impossibile da trasportare al cinema. Molti registi ci hanno provato, tra cui Terry Gilliam, Darren Aronofsky e Paul Greengrass, ma senza successo.

Lo sceneggiatore David Hayter, accreditato infine nella versione di Snyder, aveva firmato in precedenza anche la sceneggiatura della versione di Greengrass. E ora rivela che il film avrebbe potuto essere molto diverso rispetto a quello che abbiamo visto.

Mentre il film di Snyder ha seguito piuttosto alla lettera il testo di Alan Moore e Dave Gibbons, nonostante un finale un po’ diverso, quello di Greengrass si sarebbe preso delle grosse libertà. Prima di tutto perché l’ambientazione sarebbe stata spostata ai giorni nostri. E poi perché, come nella versione di Snyder, il finale sarebbe stato cambiato rispetto a quello del fumetto, ma in maniera più consistente. Ovvero: il piano di Ozymandias sarebbe fallito. Veidt sarebbe infatti stato ucciso da Nite Owl, che lo avrebbe schiacciato con il suo velivolo. Gli eroi avrebbero in seguito trasmesso un video costruito ad arte per incolpare il Dottor Manhattan di una serie di attacchi su alcune grandi città.

Nel corso di un episodio del podcast Script Apart, Hayer ha spiegato che la ragione del cambio di finale fu la vicinanza con l’11 Settembre:

Sapevamo che sarebbe stato molto difficile utilizzare il finale del fumetto. E inoltre l’11 Settembre era avvenuto da poco e pensavo che non avremmo dovuto mostrare immagini di cadaveri a Times Square, sentivo che non era appropriato.

A differenza del fumetto, la gente non sarebbe stata uccisa dall’improvvisa comparsa di una creatura aliena, ma disintegrata, trasformata in ombre. “Come le ombre di Hiroshima che sono dipinte nel fumetto”.

Hayter inoltre rivela che, nel brevissimo tempo in cui è stato coinvolto nel progetto (“letteralmente un weekend”), Darren Aronofsky se ne uscì con un’idea che sarebbe stata poi tenuta nella versione di Snyder: che, appunto, il Dottor Manhattan fosse incolpato del disastro a New York:

Mi lasciò una nota che diceva: “Ho un amico che lavora come fisico e ha avuto un’idea per il film. E se il Dottor Manhattan fosse lo strumento di distruzione?”. Qualcosa scattò all’istante nel mio cervello.


Dakota Fanning parla delle sue tre settimane sul set di C’era una volta a… Hollywood

Si ritorna a parlare del film C’era una volta a Hollywood e questa volta a farlo è Dakota Fanning, impegnata in questi giorni per la promozione della seconda stagione della serie The Alienist: Angel of Darkness.
La Fanning è stata una delle attrici più popolari del primo decennio del 2000. Sulla bocca di tutti come bambina prodigio dopo il successo di Mi chiamo Sam, l’attrice è arrivata a lavorare con registi del calibro Steven Spielberg ne La guerra dei mondi e Tony Scott in Man on Fire – Il fuoco della vendetta. Nell’ultimo decennio la carriera dell’attrice ha subito un rallentamento. Uno dei motivi è stata la scelta di investire il suo tempo negli studi e nella vita privata. Fanning ha, più o meno volontariamente, lasciato il posto alla sorella Elle nelle grandi produzioni Hollywoodiane e si è dedicata a film indipendenti come The Runaways o a parti più complesse e mature come quella vista in American Pastoral.

C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino ha segnato il suo ritorno a una grande produzione, complessa e di grande incasso, con un ruolo di primo piano nell’equilibrio della trama. L’attrice, intervistata da Collider, ha ammesso di aver voluto lavorare con Tarantino sin da quando vide, da giovanissima, Kill Bill.

Per questo motivo ha spiegato che, nonostante i suoi 20 anni di esperienza nel cinema si è goduta al massimo la scarica di adrenalina che provoca essere sul set con degli artisti che si ammirano.

La sua esperienza sul set del film è durata tre settimane, un tempo disteso grazie al “privilegio” di autore di cui gode il regista. La produzione gli permette infatti di realizzare ogni scena con più calma rispetto ad un film “comune”.

È stato un lusso potere girare le mie sequenze in ordine cronologico. La prima cosa che abbiamo filmato è stato letteralmente l’inquadratura del mio personaggio che appare dietro lo schermo con il sole che sorge sul mio viso.

[…] È stato interessante perché sentivo come se i capelli rossi, le lenti a contatto marroni, il trucco con le lentiggini e tutto lo sporco fossero come uno scudo. Non mi sentivo me stessa. Mi sentivo come un altro personaggio.


Dakota Fanning ha sottolineato come Tarantino riesca a creare sul set un’atmosfera unica:

Anche se è un’esperienza incredibile, Quentin riesce a renderla speciale e molto intima. È lì a un passo, dietro alla cinepresa, e ha lavorato con le stesse persone così tante volte, una cosa che – ho notato – fanno molti grandi del cinema; tengono la loro troupe molto vicina e sono molto leali l’uno nei confronti dell’altro. Penso sia molto bello e vedere quel cameratismo da vicino, è stato davvero incredibile, ha creato un ambiente molto sicuro.

Ha inoltre confermato lo spirito genuino e infantile di Tarantino sul set, dovuto al suo amore per l’audiovisivo. Questa sua passione è emersa in ogni conversazione che ha tenuto con le persone sul set. Entusiasta del lavoro fatto ha confessato all’intervistatrice che girare il film le ha ricordato perché ha scelto di fare l’attrice e perché ama così tanto il suo lavoro.


Anche Disney aderisce al boicottaggio delle pubblicità su Facebook

Anche la Disney ha deciso di aderire al boicottaggio delle piattaforme social di proprietà di Facebook sospendendo gli investimenti pubblicitari di Disney+ e Hulu.
Al contrario di altri brand, non è stata la stessa Disney a pubblicizzare questa decisione: la notizia è stata infatti diffusa dal Wall Street Journal sabato, che ha citato fonti anonime a conoscenza dei fatti. Più di mille aziende hanno confermato di aver deciso di sospendere temporaneamente gli investimenti su Facebook e Instagram aderendo alla campagna #StopHateForProfit: parliamo di giganti come Unilever, Coca-Cola, Microsoft, Starbucks e Verizon. L’iniziativa, nata in seguito alle proteste di Black Lives Matter per la morte di George Floyd e guidata da gruppi come NAACP e la lega contro la diffamazione, è volta a fare pressioni sul management del più grande social network al mondo, accusato di non intervenire in maniera abbastanza efficace contro i messaggi di odio.

Facebook ha dichiarato che implementerà presto misure più stringenti in questo senso (da giorni si vocifera che il social network sia pronto a bandire le pubblicità politiche), anche se ha precisato di non “prendere queste decisioni per motivi economici o sotto le pressioni dei pubblicitari, ma perchè è la cosa giusta da fare.” Un responsabile della compagnia ha inoltre affermato a Variety: “Investiamo miliardi di dollari ogni anno per mantenere sicura la nostra comunità, e lavoriamo continuamente con esperti esterni per migliorare le nostre politiche. Sappiamo di dover lavorare di più, e continueremo a farci affiancare dai gruppi dedicati ai diritti civili e alla Global Alliance for Responsible Media coalition per sviluppare nuove tecnologie e strumenti per proseguire in questa battaglia.”

Disney è l’azienda che, nel 2020, ha più speso sulla galassia Facebook: nel primo semestre ha investito la bellezza di 210 milioni di dollari in pubblicità su Facebook per Disney+ solo negli Stati Uniti.


Iron Man: l’evoluzione degli effetti visivi dell’armatura in un video

Il lavoro sulle evoluzioni delle armature di Iron Man ha richiesto a Tony Stark un lungo impegnoo per molti, molti film.
Sono ben 85 le armature che il geniale inventore ha costruito a partire dal primo Iron Man fino ad Avengers: Endgame.

Un numero considerevole che ben rappresenta la paranoia e l’ansia di creare l’arma(tura) perfetta da parte del personaggio. La cifra è anche segno del grande impegno e della continua innovazione da parte dei creativi della casa delle idee per adattare il design del supereroe alle esigenze della messa in scena.

In parallelo però il continuo cambiamento di armatura ha posto una grande sfida al reparto degli effetti speciali. Di film in film si sono modificate anche le tecniche adottate per portare sullo schermo il vendicatore di metallo.

Il canale YouTube Insider ha pubblicato un curioso approfondimento su come gli effetti speciali dell’armatura si sono evoluti nel corso di 11 anni di film.

Frutto di un grande lavoro di ricerca, a fronte di un budget all’epoca limitato, la prima armatura Mark I richiese un grande sforzo di design. Si doveva infatti dare l’idea che fosse possibile costruirla con normali attrezzature e inserire dentro di essa un pilota umano. Lo studio Stan Winston creò una versione dell’armatura dal vero, che poteva essere manovrata da uno stunt. In qualche inquadratura però le dimensioni dell’oggetto diventavano un impedimento allo svolgersi dell’azione. Venne così creato un modello in digitale che risultò totalmente credibile; Il modello reale già costruito fu usato come referenza per la struttura a computer. L’effetto convinse un, inizialmente, titubante Jon Favreau.
Nei film successivi, come mostrato nel video, le armature si perfezionarono sempre di più.

Gli spot delle auto e il film Transformers aiutarono molto a perfezionare la resa del metallo e delle superfici riflettenti create in digitale. Al tempo di Iron Man 2 la motion capture e gli effetti visivi erano progrediti a tal punto da rendere possibile una perfetta integrazione tra i costumi reali e le estensioni in CGI.

Una delle grandi difficoltà che si palesarono durante la lavorazione fu quella di rendere allo spettatore l’idea di un meccanismo “plausibile”. I tecnici lavorarono molto sulla visualizzazione dell’interno e sui colori. L’oro infatti derivava dagli studi fatti dalla Weta sulla texture dell’anello del Signore degli Anelli. Il rosso, mischiato alle giunture di metallo, dava però problemi in scene come la battaglia nei boschi di Avengers. Il blu dell’atmosfera si mischiava infatti al rosso producendo un colore viola. Venne così creato un apposito software di rendering dei colori per meglio armonizzarli con il resto della scena.

Nel video viene mostrato anche il passaggio a un’armatura realizzata quasi completamente in computer grafica. L’evoluzione coincide con l’adozione nel film della nanotecnologia da parte di Tony Stark. Tolto il problema di dare uno spessore alle lastre di metallo in modo compatibile con la presenza di un uomo all’interno, ne sorge un altro: rappresentare i naniti.

Nonostante la loro essenza “liquida” era importante che mantenessero una certa rigidità. La soluzione venne trovata grazie ad un abile escamotage. In Infinity War Robert Downey Jr ebbe l’idea di fare aderire al corpo la tuta di Tony Stark prima della “trasformazione”. Fu così più facile per gli animatori “creare” il “nuovo abito” di metallo sopra il vestito, dalle forme più morbide.

Sebbene molti ricordino quella di Endgame come l’ultima apparizione del personaggio, non bisogna dimenticare che una versione “zombie” di Iron Man fece un piccolo cameo in Spider-Man: Far From Home. In quella scena gran parte del casco è rotto e si vedono i cavi e il meccanismo fuoriuscire. Per metterlo sullo schermo vennero usate come referenza vecchie immagini e il design dell’armatura Ultron” frantumata.

Un viaggio durato 11 anni che ha permesso di vedere il progetto di Tony Stark sotto ogni punto di vista: dall’esterno all’interno.




Project Power: Jamie Foxx, Joseph Gordon-Levitt e Dominique Fishback in un nuovo poster

In rete è approdato un nuovo poster di Project Power, film con Jamie Foxx, Joseph Gordon-Levitt e Dominique Fishback.
Il progetto, diretto da Henry Joost e Ariel Schulman e basato su una sceneggiatura di Mattson Tomlin (The Batman), segue le vicende legate a una strana droga che invade le strade di New Orleans. La sostanza in questione dona a chi la usa una super potenza che dura 5 minuti. Foxx veste i panni di Art, un ex soldato che cerca di rintracciare la provenienza di questa droga. Gordon-Levitt sarà invece un detective della polizia di New Orleans che viene coinvolto casualmente nel caso.

Del cast fanno parte anche Machine Gun Kelly, Rodrigo Santoro e Courtney B. Vance. Il film sarà disponibile sulla piattaforma streaming dal 14 agosto.

La sinossi ufficiale:

Per le strade di New Orleans comincia a diffondersi la voce di una misteriosa nuova pillola che scatena superpoteri diversi a seconda di chi la prende. Il problema? Non sai cosa succederà finché non la prendi. Mentre alcuni sviluppano una pelle antiproiettile, il dono dell’invisibilità o una forza sovrumana, per altri la reazione è letale. Quando la pillola provoca un pericoloso aumento della criminalità in città, un poliziotto locale (Joseph Gordon-Levitt) si allea con una giovane spacciatrice (Dominique Fishback) e un ex soldato motivato da una vendetta segreta (Jamie Foxx) per combattere il potere ad armi pari, prendendo la pillola nella speranza di riuscire a trovarne e a fermarne gli inventori.

Nel cast troviamo Jamie Foxx, Joseph Gordon-Levitt, Dominique Fishback, Machine Gun Kelly, Rodrigo Santoro e Courtney B. Vance.

Il film sarà disponibile su Netflix dal 14 agosto.

Potete ammirare il poster qua sotto:




Star Wars: dei nuovi poster artistici della trilogia classica realizzati da Andy Fairhurst

Con la saga degli Skywalker conclusa l’artista Andy Fairhurst ha deciso di realizzare dei suggestivi poster artistici dedicati alla trilogia classica di Star Wars, che comprende Una Nuova Speranza, L’Impero colpisce Ancora e Il Ritorno dello Jedi.
È possibile comprare le stampe dei poster du BottleneckGallery.com.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, gli altri film della saga e le varie serie animate di Star Wars sono disponibili su Disney+, la piattaforma streaming della Disney.

Nel cast del film abbiamo ritrovato Mark Hamill (Luke Skywalker), Anthony Daniels (C-3PO), Billy Dee Williams, Carrie Fisher (grazie a materiale d’archivio) e ovviamente i nuovi protagonisti Daisy Ridley, Adam Driver, John Boyega, Oscar Isaac, Domhnall Gleeson, Kelly Marie Tran, Joonas Suotamo, Billie Lourd (figlia di Carrie Fisher), Lupita Nyong’o. Nuovi membri del cast sono Naomi Ackie, Keri Russell e Richard E. Grant.

Il lungometraggio è uscito nelle sale cinematografiche lo scorso 18 dicembre e ha incassato, a livello globale, 1.074 milioni di dollari.

Potete vedere i poster qua sotto:





Peninsula: esordio da record in Corea del Sud per il sequel di Train to Busan

Mentre negli Stati Uniti diventa sempre più improbabile che le grandi catene cinematografiche possano riaprire i battenti il 31 luglio, in altre aree del pianeta gli spettatori stanno tornando al cinema, anche grazie all’uscita di nuovi film, come dimostra l’inatteso successo di Peninsula.
Come segnala screen international, il thriller apocalittico sequel di Train to Busan ha raccolto ben 2.4 milioni di dollari nel giorno d’esordio in Corea del Sud, attirando in sala ben 352,926 persone. Si tratta del miglior debutto del 2020, un anno profondamente colpito dagli effetti dell’emergenza Coronavirus ma anche di grandi celebrazioni per il cinema coreano visto l’Oscar a Parasite.

Quattro anni fa, Train to Busan incassò 82 milioni di dollari (pari a circa 11.2 milioni di biglietti) nel suo weekend d’esordio. Ovviamente qualsiasi paragone con il contesto attuale è improponibile, tuttavia il lancio di Peninsula appare promettente, che ha debuttato con risultati incoraggianti anche a Singapore (con 15.232 biglietti, il miglior esordio di sempre per un film Coreano) e Taiwan (con 799mila dollari e 94,090 biglietti, meglio dell’esordio di Train to Busan che chiuse la sua corsa con 11 milioni di dollari). Venerdì la pellicola debutterà in Malesia, mentre in occidente arriverà nei prossimi mesi. Attualmente l’uscita statunitense è prevista per agosto.


The Walking Dead, i produttori aggiornano sul film: “Non siamo rimasti con le mani in mano”

Annunciato nel novembre 2018, il film di The Walking Dead è molto atteso dai fan della saga che desiderano sapere che ne è stato di Rick e Anne (Andrew Lincoln e Pollyanna McIntosh) dopo che sono stati portati via da un elicottero nella serie tv. Tuttavia ci vorrà ancora del tempo prima che possano iniziare le riprese, bloccate dall’emergenza Coronavirus.
Il co-fondatore di Skybound Entertainment David Alpert ha infatti aggiornato sulla produzione durante una tavola rotonda virtuale:

Sarà un grande film. Ma in questo momento dobbiamo semplicemente aspettare. Non possiamo girarlo adesso, è il nostro problema in questo momento. Non vediamo l’ora di tornare in produzione e far ripartire tutto. Sarà un film davvero speciale, unico, diverso dal solito, e non vediamo l’ora di tornare a lavorarci. Bisogna aspettare che sia tutto più sicuro.

Robert Kirkman è molto coinvolto nella produzione, e ha spiegato che il ritorno di Rick sullo schermo verrà amplificato dal rallentamento dell’industria dovuto all’emergenza Covid-19:

Dietro le quinte sta succedendo di tutto. Vorrei fosse chiaro che non siamo rimasti con le mani in mano aspettando che la pandemia finisca. Semmai, penso che la pandemia renderà migliori molti film. Penso che il film su Rick Grimes sarà tra quelli che miglioreranno di più, perché stiamo dedicando molto più tempo a creare questa cosa e assicurarci che sia perfetta. Ma quando la situazione si placherà, sentirete parlare moltissimo del nostro film.

Ricordiamo che nel teaser mostrato al Comic-Con di San Diego si accennava al fatto che Rick e Anne fossero stati trasportati a Philadelphia, un angolo ancora inesplorato dell’universo di The Walking Dead. Inoltre, nella decima stagione della serie tv Michonne aveva lasciato la Virginia per andare a salvare Rick, dopo aver scoperto delle prove del fatto che è ancora vivo.


VFX: degli esperti del settore analizzano gli effetti visivi di Scott Pilgrim Vs. The World, Abyss e Looper

Il canale You Tube Corridor Crew ha pubblicato online un nuovo video in cui vediamo degli artisti dei VFX mentre commentano l’operato di alcuni lungometraggi.
I film esaminati in questo episodio del format sono Abyss di James Cameron, Scott Pilgrim Vs. The World di Edgar Wright e Looper di Rian Johnson.

Avengers: Endgame e Infinity War, il video della Weta Digital dedicato ai VFX di Thanos
Qua sotto trovate la sinossi ufficiale di Scott Pilgrim Vs. The World:

Il ventenne Scott Pilgrim ha perso la testa per la bella Ramona Flowers, ma conquistarla non sarà facile a causa dei suoi ex fidanzati che ne tengono sotto controllo la vita sentimentale.

Del cast fanno parte Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead, Anna Kendrick, Chris Evans, Brie Larson, Brandon Routh, Aubrey Plaza, Alison Pill, Jason Schwartzman e Johnny Simmons.

Qua sotto invece trovate la sinossi di Looper:

In un futuro ipotetico tornare nel proprio passato è possibile, ma al tempo stesso illegale. Joe, un killer su commissione diverrà protagonista di uno straordinario viaggio nel tempo che lo porterà a scontrarsi con una verità davvero molto amara quando scopre che il suo prossimo bersaglio è proprio se stesso, nella sua incarnazione futura.




The Card Counter: ecco il primo poster del film con Oscar Isaac

In rete è approdato il poster di The Card Counter film di Paul Schrader (First Reformed – La creazione a rischio) con protagonista Oscar Isaac.

Le riprese di The Card Counter termineranno a luglio
Isaac e Schrader hanno anche partecipato a una diretta organizzata dalla Hanway Films e moderata da Deadline. Durante la diretta, Isaac ha spiegato che i film di Schrader hanno plasmato la sua identità come attore, e lavorare a The Card Counter è stata una “svolta personale” nelle scelte della sua carriera. La produzione della pellicola si è interrotta il 17 marzo perché una comparsa in una scena affollata è risultata positiva al Coronavirus, e così il film è rimasto in sospeso a soli cinque giorni dalla fine delle riprese. La cosa indispettì non poco Schrader.

La produzione ripartirà in Mississippi all’inizio di luglio dopo una settimana di preproduzione, ovviamente verranno adottate tutte le misure necessarie per evitare la diffusione del Coronavirus.

Schrader ha scritto la sceneggiatura e si occuperà della regia, con la produzione a cura di Martin Scorsese. “Martin Scorsese e io siamo felici di tornare a collaborare insieme,” ha affermato il regista prima dell’inizio delle riprese, “apprezziamo molto il fatto che questo rifletta una lunga scia di lavori e di amore per il cinema fatto a mano”. Alexander Dynan e Benjamin Rodriguez Jr. saranno rispettivamente il direttore della fotografia e il montatore del film: i due hanno già lavorato con Schrader in First Reformed. Del cast del film fanno parte Oscar Isaac, Willem Dafoe e Tiffany Haddish.

Lo potete ammirare qua sotto:




The Silencing: Nikolaj Coster-Waldau al centro della prima clip

In esclusiva per ComingSoon.net è approdata in rete una clip tratta da The Silencing, film con Nikolaj Coster-Waldau e Annabelle Wallis (La Mummia) diretto da Robin Pront (Le Ardenne – Oltre i confini dell’amore).
La sinossi recita: “Un cacciatore riabilitato (Coster-Waldau) e uno sceriffo (Wallis) vengono coinvolti in un gioco pericoloso quando iniziano a seguire un assassino che potrebbe aver rapito la figlia del cacciatore 5 anni prima.”

Di recente abbiamo visto Coster-Waldau in Domino di Brian De palma, Small Crimes, La Fratellanza e nella serie televiva della HBO Il Trono di Spade. Annabelle Wallis è invece apparsa in La Mummia insieme a Tom Cruise, Prendimi! e Annabelle 2: Creation.

La sinossi di The Silencing:

Un cacciatore riabilitato (Coster-Waldau) e uno sceriffo (Wallis) vengono coinvolti in un gioco pericoloso quando iniziano a seguire un assassino che potrebbe aver rapito la figlia del cacciatore 5 anni prima.




Franco Maresco: “Rai Cinema riconosca ‘La mafia non è più quella di una volta’ come un suo film”

Nel corso di una conferenza stampa indetta per la mattina di sabato 18 luglio 2020, Franco Maresco, regista di La mafia non è più quella di una volta, ha chiesto a Rai Cinema, nella persona dell’amministratore delegato Paolo Del Brocco, di riconoscere il suo film come un film proprio. Alla conferenza erano presenti anche la fotografa Letizia Battaglia, nel cast del film, e l’avvocato di Maresco, Antonio Ingroia.

Maresco ha dichiarato: “Alla cerimonia di premiazione di Venezia dello scorso anno, mentre Rai Cinema si congratulava per il premio a Luca Marinelli, protagonista del film Martin Eden di Pietro Marcello, doveva contemporaneamente essere felice per un altro film, che era il nostro. La Rai però non aveva più riconosciuto La mafia non è più quella di una volta già da diverso tempo, da qualche settimana, perché riteneva che il film non fosse rispettoso nei confronti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Facemmo naturalmente tutto un lavoro tra i legali della Ilapalma [la società di Rean Mazzone, tra i produttori del film, n.d.r.] e quelli della Rai per arrivare a un compromesso. Tra l’altro nessuno di noi poteva pensare che un film di satira e un film che smitizzava la mafia potesse essere censurato. Ma in effetti arrivò questo rifiuto. E allora cercammo un compromesso, provando a eliminare alcune scene che magari potevano dare qualche problema. Togliemmo quelle scene, ma non fu sufficiente perché Rai Cinema non voleva che si parlasse proprio del presidente Mattarella. Tra l’altro, questa è proprio l’occasione per raccontare altri retroscena, perché in realtà ci furono problemi anche con il festival di Venezia, perché il film fu selezionato e il direttore della Mostra, Alberto Barbera, molto dispiaciuto mi telefonò per dirmi: “Franco, mi dispiace, ma dobbiamo sospendere il film, per problemi dall’alto”. Per problemi dall’alto intendeva Paolo Baratta, allora presidente della Biennale, che evidentemente aveva subito pressioni. Ma dopo quei tagli, Barbera mi richiamò dicendomi: “Bene, ora che hai fatto questi tagli, il film può passare”. Avevamo quindi il suo sostegno. Fermo restando che un festival dovrebbe essere un luogo libero e che mai ho sentito di un festival che entra nei contenuti di un film.

Comunque, a Rai Cinema questo non andava bene e per questo decise di togliere il logo. E, come sapete, oggi avere il sostegno di Rai Cinema è fondamentale, la maggior parte del cinema italiano vede coinvolta Rai Cinema. E il fatto che la Rai si sia sfilata ha fatto sì che il film venisse danneggiato. Io devo molto alla Rai, faccio questo mestiere da trentacinque anni. E se penso a cosa è successo in questi mesi e ripenso a quello che facevamo in passato in Rai, quando andava in onda la striscia di Cinico TV e alla libertà che avevamo, non c’è paragone. Questa Rai non ha niente a che vedere con quella. Questa Rai è una Rai che si permette di censurare e questa censura è avvenuta per decisione del presidente di Rai Cinema, Paolo Del Brocco. Evidentemente lui è stato più realista del re, perché il film è uscito e non c’è stata una sola nota di protesta da parte della famiglia Mattarella. Semplicemente il 6 di settembre uscì una nota del Quirinale in cui si diceva che le sentenze non si commentano, e si riferiva a un passaggio del film in cui ci domandavamo perché il Presidente non avesse detto nulla sulla sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia. Ecco, a parte questo, nessuno di noi ha ricevuto una qualche lettera da parte del Quirinale. Nessuno ha mai detto che questo film mancasse di rispetto al Presidente della Repubblica, solo Paolo Del Brocco, che rappresenta Rai Cinema, ha deciso che questo film non può passare. Quello che noi chiediamo allora alla Rai è che riconosca questo film, questo suo figlio illegittimo“.

A queste parole molto dirette, sono seguite quelle di Ingroia, che ha dichiarato: “L’opera è stata danneggiata, la Rai non ha comprato soltanto dei diritti, si è assunta anche dei doveri, aveva il dovere di promuovere il film. E rispetto a questo la Rai è inadempiente e il contratto con Franco Maresco è ancora in corso, non c’è stata nessuna rescissione del contratto e sino ad oggi il produttore Rean Mazzone non ha ancora preteso dalla Rai l’ultima tranche di pagamento. Il film è stato censurato, anche perché Rai Cinema, togliendo il logo e disconoscendo il film e non facendo nessun passaggio televisivo, ha danneggiato la sua visibilità (…) Franco Maresco non vuole fare la guerra alla Rai, è la Rai che ha fatto la guerra a Franco Maresco“.


EROS E ROBERTO D'ANTONA: NOVITÀ IN ARRIVO, TRA FILM E CORTOMETRAGGIO?

Verso i rintocchi finali del nostro Ultrapop Festival, abbiamo ancora ricevuto qualche novità in merito a possibili uscite dei due registi Eros D'Antona e Roberto D'Antona, rappresentanti italiani del cinema indipendente.

Eros D'Antona e Roberto D'Antona, come molti altri registi, italiani e non, hanno accusato il colpo di questo momento di stallo, a livello di produzione. Ma ci hanno regalato buone notizie:

"Se tutto va bene" - ha detto Roberto - "il mio prossimo film, Caleb, che sarebbe già dovuto uscire, lo potremmo vedere nelle sale ad Agosto. Molto dipenderà ancora da come evolverà la situazione... Infatti abbiamo dovuto far slittare tutta la produzione dei prossimi progetti, molto probabilmente non produrremo fino al prossimo anno."

"Dopo Clownery" - ha detto Eros - "mi ero ripromesso di fermarmi un po'. Volevo tornare al cortometraggio, magari appoggiandomi a una casa produttrice americana, per poter realizzare qualcosa che mi desse più respiro dal punto di vista economico. La situazione di blocco totale, mi ha permesso di rifletterci ancora un attimo, magari in autunno o in inverno potrei mettere giù qualcosa di più definito. Vorrei poter sperimentare ulteriormente, mescolando vari generi"


JACOPO RONDINELLI E FABIO GUAGLIONE: "AL CINEMA SERVE UN FILM ESPLOSIVO PER FAR RINASCERE IL GENERE"

Cosa serve al cinema di genere in Italia perché si riprenda? Jacopo Rondinelli e Fabio Guaglione hanno dato il loro interessante parere durante il nostro Ultrapop Festival: ci vuole un film esplosivo.

I due creatori di Ride, Jacopo Rondinelli e Fabio Guaglione, coi loro film hanno portato una ventata di novità nel cinema italiano degli ultimi anni, insieme a Lo chiamavano Jeeg Robot e Il primo re. Eppure sul nostro canale canale twitch ci hanno raccontato che per segnare davvero una svolta, nei cinema italiani ci serve ancora un film per scuotere definitivamente le menti:

"Ho visto che in produzione adesso c'è un film su Totti, Maradona, Baggio e probabilmente uscirà ancora qualcosa in merito al calcio" - ha iniziato Guaglione - "Ora abbiamo tutti i vari filoni del mare, Summer time, Sotto il sole di Riccione... è sempre così, non c'è mai un bilanciamento, la commedia "all'italiana" non deve sparire, ma dovremmo tornare a fare anche tantissimi film di genere. Ma sapete che c'è? Non è il pubblico che si deve abituare a questo tipo di prodotti, sono per prime le case produttrici e il mercato. Si fa fatica a industrializzare il processo. Il film di genere è una scatola, permette di far arrivare un prodotto a un pubblico, con un codice comprensibile, intrattenendolo, ma questa scatola si può riempire come si vuole. Dopo il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot, è stato un continuo passaggio su e giù. Serve un caso che esploda per spingere le case produttrici a cambiare le regole e investire."

"Un minimo di terreno fertile c'è ed è dato anche dai concorrenti, i canali streaming, pensiamo a Netflix finalmente che investe Curon" - ha commentato anche Rondinelli - "noi con Ride pensavamo di fare un film sportivo, con le go pro, invece abbiamo riscontrato il favore della critica e per assurdo la critica degli sportivi. Al di là che sia piaciuto o no, ti fa capire che si possono fare film del genere, a basso costo ma con tanta volontà. Ma non è semplice, soprattutto per gli attori. Non sono ancora abituati a girare alcuni film, tipo quelli a tema del super eroe. Certi ruoli ci devi mettere facce credibili, di spessore e allo stesso tempo devono essere credibili per il panorama italiano, devono ragionare come un italiano, come han fatto Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone. Perché il cinema italiano parte dalla scrittura. Chissà se sarà mai possibile."


JOHN BOYEGA: “CON STAR WARS HO CHIUSO”

John Boyega ha affermato su Instagram di aver chiuso definitivamente con l'universo di Star Wars, rispondendo al commento di un fan. L'attore inglese aveva postato una foto in cui diceva di essere tornato su un set cinematografico, seduto al trucco con tutte le precauzioni sanitarie necessarie. Tra i commenti c'era questo: "Voglio vedere Finn vestito di nero e con la spada laser verde nel prossimo Star Wars." La risposta di Boyega è stata "No grazie, ho voltato pagina."

Una frase secca e lapidaria che conferma quello che l'attore, in precedenza apertamente critico nei confronti di certi aspetti della terza trilogia di Star Wars, aveva già affermato qualche mese fa durante il tour promozionale dell'Episodio IX, dicendo di essere pronto per la vita dopo il franchise, con un ritorno a produzioni dal respiro più indipendente. Nella medesima occasione aveva confermato di aver avuto almeno un incontro con la Marvel, ma di non essere attualmente interessato a quel tipo di universo narrativo.

Prossimamente vedremo John Boyega in Small Axe, miniserie televisiva di Steve McQueen di cui due capitoli hanno ricevuto il marchio della Selezione Ufficiale di Cannes, lasciando intendere che sarebbero stati visti sulla Croisette due mesi fa in circostanze normali.

Il prossimo film di Star Wars, invece, non uscirà prima del 2022, dando al ramo cinematografico del franchise un po' di riposo dopo la conclusione della Skywalker Saga. Il reparto televisivo, d'altro canto, è al lavoro su vari progetti di prossima uscita: in autunno arriverà su Disney+ la seconda stagione di The Mandalorian, mentre nel 2021 toccherà a uno spin-off di Star Wars: le guerre dei Cloni. Sono inoltre in lavorazione, senza date precise al momento, una miniserie incentrata su Cassian Andor, uno dei comprimari di Rogue One: A Star Wars Story, e una su Obi-Wan Kenobi, con Ewan McGregor nuovamente nei panni del Maestro Jedi.


MANETTI BROS.: "DIABOLIK, L'USCITA DEL FILM A NATALE È UN RISCHIO NECESSARIO"

Un cinecomic italiano a Natale? Ne abbiamo parlato al nostro Ultrapop Festival con i Manetti Bros., in merito all'argomento dei film di genere in Italia. E ci hanno raccontato perché ha senso aver proposto il loro prossimo film, Diabolik, e sia, anzi, un rischio necessario.

Dopo aver discusso con i Manetti Bros.,Antonio Manetti e Marco Manetti, abbiamo approfondito sul loro prossimo film Diabolik, ed è stato interessante scoprire, sul nostro canale twitch, le motivazioni dell'uscita del film proprio a Natale:

"Tanto per incominciare, è stata una scelta principalmente del distributore 01" - ha chiarito Marco - "noi non sappiamo se abbiamo sfondato una porta aperta oppure abbiamo convinto il distributore a furia di sbattere su quella porta, però è certo, è una rottura rispetto al solito canone che si aspetta il pubblico italiano, coi cinepanettoni e altre commedie all'italiana in uscita nel periodo invernale."

"Proponendo Diabolik, un cinecomic italiano, ci siamo presi un rischio, ma era necessario. La critica lo vuole, anche se andrà male, noi spingiamo, forse siamo inconscienti, ma va chiarito che sono i distributori che regolano il mercato. I produttori e i registi vanno abituati, ma c'è speranza, come abbiamo iniziato a vedere ancora coi film di Matteo Garrone."


JOHN WICK: LA POLIZIA ITALIANA INTERCETTA UN CARICO DI COCAINA GRAZIE AL FILM

John Wick ha aiutato la polizia italiana ad intercettare un carico di cocaina proveniente dalla Colombia e nascosta nel caffè. Non è il plot del prossimo film con Keanu Reeves, ma una pagina di cronaca che arriva da Milano, dove gli agenti hanno scoperto il contenuto illegale di un misterioso pacco in arrivo da Medellin.

Secondo la polizia, il pacco contenente 150 grammi di cocaina nascosta meticolosamente in 500 grammi di chicchi di caffè tostati e sigillati con del nastro isolante scuro. Il pacco era destinato ad un certo Santino D'Antonio, nominativo che ha messo in allarme le forze dell'ordine, visto che è il nome del personaggio interpretato da Riccardo Scamarcio in John Wick - Capitolo 2, un boss mafioso. Il pacco era stato inviato ad una tabaccheria di Firenze che fungeva semplicemente da recapito per la merce, e gli agenti hanno arrestato un uomo di 50 anni, uno chef disoccupato, che era venuto a ritirare la merce presso il negozio.

L'operazione Caffè Scorretto si è conclusa felicemente grazie all'indizio legato al secondo capitolo del franchise con Keanu Reeves, che al momento conta tre pellicole in tutto. Si è parlato di un quarto film, ma tra il blocco dei set cinematografici e e gli attuali impegni di Reeves sul set di Matrix 4, ci vorrà ancora un po' di tempo prima il progetto si concretizzi.

Qualche settimana fa il regista Chad Stahelski aveva accennato a ciò che potremmo vedere in John Wick 4 e aveva dichiarato che forse nel prossimo film potrebbero essere inserite due sequenze d'azione che erano state scartate nel terzo capitolo per ragioni di spazio. E chissà che non si riesca a trovare spazio anche per un "caffè scorretto" all'italiana.


TERMINATOR: ARNOLD SCHWARZENEGGER ED IL SUO DURO ALLENAMENTO CON LE PISTOLE

Arnold Schwarzenegger ha fatto pratica con due diversi set di pistole ogni giorno per un mese al fine di prepararsi al meglio per il suo ruolo in Terminator. Nelle prime due settimane di riprese l'attore si è allenato con lo stripping e il riassemblaggio delle armi con gli occhi bendati fino a quando i suoi movimenti non sono diventati automatici, come quelli di una macchina.

Schwarzenegger trascorse molte ore sul poligono di tiro e si esercitò con armi diverse senza battere ciglio e senza guardarle mentre le ricaricava, come un vero professionista. L'attore doveva anche anche essere ambidestro nel film, altra peculiarità che ha sviluppato grazie a lunghissime ore di pratica.

n preparazione al ruolo l'attore, oltre ai giorni passati ad allenarsi con le armi al fine di essere a proprio agio nell'usarle, decise anche di lavorare sulla sua voce. Schwarzenegger ha solo 18 battute nel film, totalizzando meno di 100 parole. Il regista dichiarò: "In qualche modo, anche il suo accento funzionò, aveva una strana qualità sintetizzata, come se non avessero ottenuto una voce abbastanza elaborata".

Dopo l'uscita di Terminator Arnold Schwarzenegger ha ricevuto molti complimenti, tra cui quelli della rivista "Soldier of Fortune", per la sua realistica interpretazione del personaggio e gestione delle pistole sul grande schermo. La rivista, solitamente, ci va giù pesante criticando pellicole, attori e registi per le loro imprecise raffigurazioni inerenti all'uso delle armi.


FEBBRE DA CAVALLO, INIZIALMENTE DOVEVA UN FILM COMPLETAMENTE DIVERSO

Inizialmente Febbre da cavallo doveva essere un film drammatico diretto da Nanny Loy, la sceneggiatura era stata scritta per denunciare la dipendenza dal gioco ma poi Roberto Infascelli decise di stravolgere il film affidandolo a Steno.

Febbre da cavallo è entrato di diritto nella lista dei cult della commedia all'italiana, alzi la mano chi non si è appassionato almeno una volta vedendo trionfare la cavalla Bernadette guidata da Mandrake, alias Gigi Proietti, nel testa a testa contro Soldatino. Eppure Febbre da Cavallo era nato come un film di denuncia, il primo sceneggiatore Massimo Patrizi sottopose a Roberto Infascelli un film drammatico incentrato sulla dipendenza dal gioco, pensato per essere diretto da Nanni Loy. Qualche anno dopo il produttore decise di trasformare la sceneggiatura facendone una commedia.

Roberto Infascelli propose lo script di Alfredo Giannetti a Steno che lo fece revisionare dal figlio Enrico Vanzina, frequentatore di ippodromi. L'idea piacque al regista romano, Infascelli aveva promesso la pellicola a Loy, i due registi si parlarono e decisero di scambiarsi i film a cui dovevano lavorare. Steno diresse Febbre da cavallo e Nanni Loy il film Basta che non si sappia in giro.

Le idee originali del film furono mantenute ma divennero lo spunto per far divertire il pubblico, come la truffa, i tentativi di combine delle corse ed il mondo degli allibratori. Roberto Infascelli voleva affidare il ruolo del protagonista a Ugo Tognazzi o Vittorio Gassman, ma Alberto Lattuada gli consigliò Gigi Proietti. Anche il ruolo di Pomata fu cambiato in corso d'opera, il produttore aveva pensato al giovane ed allora sconosciuto Carlo Verdone, ma Steno volle ed ottenne Enrico Montesano. Catherine Spaak ebbe il ruolo di Gabriella grazie alla rinuncia di Edwige Fenech, mentre Adolfo Celi doveva interpretare l'avvocato De Marchis ma Steno lo volle nel ruolo del giudice, il cui peso fu ridotto nell'ultima stesura della sceneggiatura.

Febbre da cavallo fu distribuito anche in Germania Ovest e qualche anno dopo negli Stati Uniti e in Francia.Nel 2002 è stato prodotto il sequel Febbre da cavallo - La mandrakata con Gigi Proietti e un cameo di Enrico Montesano.


LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA, FRANCO MARESCO RIACCENDE LA POLEMICA CON RAI CINEMA

La mafia non è più quella di una volta sarà disponibile in streaming sulla piattaforma Miocinema da domani 19 luglio , in occasione dell'uscita del film il regista Franco Maresco è ritornato sulla polemica scoppiata alla Mostra del Cinema di Venezia, chiedendo alla RAI di riconoscere la pellicola come un suo film.

In La mafia non è più quella di una volta, il regista Franco Maresco racconta il 25esimo anniversario delle stragi di Capaci e Via D'Amelio, un film grottesco, tragicomico e cinico, come potete leggere nella recensione di La mafia non è più quella di una volta. In occasione dell'uscita del film in streaming sulla piattaforma Miocinema, si sono riaccese le polemiche scoppiate alla vigilia di Venezia 76, dove il film vinse il Premio Speciale della Giuria. RAI Cinema che lo sosteneva, decise di togliere il logo perché la parte finale del film sembrava accusare il Presidente Sergio Mattarella di reticenza per non aver commentato una sentenza.

Oggi Franco Maresco nel corso di una conferenza stampa a Palermo ha detto, come riportato da quinlan.it: "Quello che noi chiediamo allora alla Rai è che riconosca questo film, questo suo figlio illegittimo". Il regista che, caso unico nella storia del Festival disertò, la presentazione ufficiale del suo film in concorso a Venezia ha ricordato: "alla cerimonia di premiazione di Venezia dello scorso anno, mentre RAI Cinema si congratulava per il premio a Luca Marinelli, protagonista del film Martin Eden di Pietro Marcello, doveva contemporaneamente essere felice per un altro film, che era il nostro".

Maresco ricorda che in seguito alla richiesta di Alberto Barbera, direttore della Mostra, accettò il film solo dopo che alcune scene furono tagliate. Il regista accusa esplicitamente Paolo Del Brocco, presidente di RAI Cinema di essere il responsabile della censura al suo film, precisando che con la famiglia Mattarella non ci sono stati problemi, tranne la nota della Presidenza della Repubblica del 6 dicembre: "il film è uscito e non c'è stata una sola nota di protesta da parte della famiglia Mattarella. Semplicemente il 6 di settembre uscì una nota del Quirinale in cui si diceva che le sentenze non si commentano, e si riferiva a un passaggio del film in cui ci domandavamo perché il Presidente non avesse detto nulla sulla sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia. Ecco, a parte questo, nessuno di noi ha ricevuto una qualche lettera da parte del Quirinale".
Franco Maresco non esclude che in streaming possa essere proposta anche la versione con le scene tagliate per permettere al film di partecipare a Venezia 76.


SETTE ANNI IN TIBET: L'ACCENTO DI BRAD PITT, GIUDICATO TRA I PEGGIORI DI SEMPRE

Nonostante Sette anni in Tibet sia stato candidato ai Golden Globe del 1996, l'accento austriaco che Brad Pitt ha dato al suo personaggio, è stato considerato il terzo nella lista dei peggiori accenti cinematografici di tutti i tempi dalla rivista Empire.

Brad Pitt in Sette anni in Tibet interpretava Heinrich Harrer, l'austriaco con un passato da nazista che nel 1944 raggiunse il Tibet, a quel tempo nazione indipendente e chiusa agli stranieri, e divenne il tutore del giovane Dalai Lama insegnandogli l'inglese e la geografia. L'accento austriaco che Brad Pitt usò nel film, è stato talmente maldestro che qualche anno dopo la rivista Empire lo piazzò al terzo posto della classifica dei peggiori accenti della storia cinematografica di tutti i tempi.

Ma non è stata l'unica volta in cui l'accento di Brad Pitt è stato criticato, in Intervista col vampiro, l'ex marito di Jennifer Aniston interpretava Louis de Pointe du Lac, nato in Francia e cresciuto a New Orleans, a Brad Pitt fu contestato che il suo personaggio pur essendo francese e creolo della Louisiana, non mostrava nessuno dei due accenti in nessuna parte del film.

Dopo Sette anni in Tibet Brad Pitt, insieme al regista e agli altri attori, è stato bandito per sempre dalla Cina, il governo di Pechino li accusava di aver mostrato un'immagine brutale dei militari cinesi.


SILENCE: LA TRASFORMAZIONE FISICA DEI PROTAGONISTI DEL FILM DI MARTIN SCORSESE

Adam Driver, Liam Neeson ed Andrew Garfield hanno dovuto subire una drastica trasformazione fisica, su richiesta del leggendario regista Martin Scorsese al fine di interpretare la meglio i loro rispettivi personaggi nel film Silence. Dato che Driver interpretava un sacerdote gesuita portoghese del 17 ° secolo in viaggio per il Giappone, Scorsese voleva che i suoi attori sembrassero emaciati.


Adam Driver ha perso 30 libbre prima dell'inizio delle riprese le riprese e altre 20 durante i giorni passati sul set, a causa del programma estenuante. In un'intervista del tour promozionale del film, Driver nota che riusciva a malapena a portare a termine le scene a causa della fatica e del fatto che non stesse mangiando abbastanza.

Anche Neeson e Garfield hanno perso molti chili prima dell'inizio delle riprese, quest'ultimo ha dichiarato in un'intervista: "Perdere perso è veramente una cosa brutale, cambia la chimica del tuo cervello. Ovviamente sono un privilegiato perché io ho sofferto la fame ma avevo un team di esperti al mio servizio, ci sono fin troppe persone nel mondo che non hanno questa fortuna."

Per le riprese di Silence Martin Scorsese aveva inizialmente scritturato Daniel Day-Lewis, Gael García Bernal e Benicio del Toro, tuttavia hanno tutti abbandonato il progetto, nell'arco di pochi mesi, a causa dei ritardi della produzione e sono stati sostituiti rispettivamente da Liam Neeson, Andrew Garfield e Adam Driver.


BUIO, PARLA EMANUELA ROSSI: “LA PARTE PIÙ DISTOPICA DEL FILM È QUELLA REALISTICA”

Buio è una delle sorprese di quest'anno, così come lo è la sua autrice Emanuela Rossi, recentemente premiata anche ai Nastri d'argento per il suggestivo soggetto del suo lavoro, disponibile prima in streaming dal 7 maggio e successivamente anche in sala nonostante il difficile e surreale periodo che stiamo vivendo. Un soggetto in cui riecheggia anche la nostra attualità, perché racconta di tre sorelle, Stella, Luce e Aria, che vivono rinchiuse in casa dopo la morte della madre per volere del padre, l'unico della famiglia che può avventurarsi all'esterno, in un realtà che dice essere apocalittica.

Una suggestione interessantissima che dà vita a un film prezioso, che abbiamo cercato di approfondire in una chiacchierata con la sceneggiatrice e regista Emanuela Rossi, chiedendole sia dello spunto iniziale della storia che ha raccontato, che il lavoro fatto dal punto di vista visivo e col cast. Una chiacchierata che non poteva che partire dall'attualità, dalla anomala promozione di stampa quasi teatrale che la Rossi sta vivendo per accompagnare la sua creatura nelle poche sale aperte e presentarlo al pubblico.

Con Emanuela Rossi parleremo anche oggi durante UltraPop Festival, dalle 18:00, nel nostro panel dedicato al cinema indipendente italiano.

L'emergenza che abbiamo vissuto ha costretto il film a un cammino particolare in sala. Come stai vivendo questo periodo di promozione diverso dal consueto?

Beh, ammettiamolo. Questo periodo è davvero "sperimentale" e tutti noi ci stiamo inventando il modo per affrontarlo. Dopo la vittoria ad Alice nella città lo scorso ottobre mi sono mossa parecchio su facebook in tempo di lockdown, semplicemente comunicando quello che era successo, e poi promuovendo l'uscita su Mymovies. Fortunatamente i critici l'hanno amato, hanno cominciato ad esserci bellissime recensioni come quella di Piera Detassis e di Concita de Gregorio sui principali magazines nazionali, quindi è stato facile attirare l'attenzione. Molte di queste recensioni sono arrivate spontaneamente, perché il film piaceva, anche se avevamo un ufficio stampa. Molto importante è stata l'intuizione del produttore Claudio Corbucci di uscire on line insieme a tanti cinema sul territorio nazionale, sia pure virtualmente, ha creato un bel movimento. Grazie alla Artex e ad Antonio Carloni direttore commerciale è stato possibile anche a livello pratico. Da poco siamo passati alla fase "arene estive" e sale cinematografiche. E' complessa, un film indipendente non riesce ad ottenere tante sale, stiamo uscendo in Italia in modo non omogeneo ma a macchia di leopardo. Il 15 luglio a Milano all'arena Martinitt Milano est (400 posti effettivi Covid), a Roma il 16 al cinema Farnese e poi tante altre date. Però siamo contenti. Sta andando bene.

Com'è nata l'idea per Buio? Che suggestioni avevi in mente quando l'hai scritto?

Problemi ambientali. Soffocamento. Ma non vi accorgete del caldo che fa? Se un giorno non potessimo più uscire, che succederebbe alla gente bloccata in casa? Che deformazioni della psiche subirebbe? Ovvio che poi in questo film c'è altro, c'è una mia idea un po' alienata dell'istituzione familiare, c'è qualcosa di Lanthimos, c'è una riflessione amara sul consumismo e sulla disperazione di un mondo ridotto a supermercati e centri commerciali... C'è il problema delle donne solo apparentemente libere... Nel film c'è una parte distopica e una più realistica. Per me la più distopica è quella più realistica.

Che tipo di scelte hai fatto per la componente visiva, per le luci e i colori del film? È stato difficile trovare le location giuste per la tua storia? E come hai lavorato sulle scenografie e gli spazi?

La preparazione del film è durata 10 giorni. Pochissimo per via del budget, ma... La scelta della casa è stata un po' sofferta, ero indecisa tra un ambiente apocalittico, tipo fabbrica abbandonata oppure una casa antica. O magari pure una casa normale, seppure isolata. Alla fine ho scelto la casa antica perché mi piaceva giocare con il genere, e questa scelta portava subito in questo territorio. Una casa più normale avrebbe dato un'impostazione più realistica al film, forse più drammatica, più autoriale ma io mi ero ripromessa di uscire un attimo dai canoni visivi del cinema d'autore italiano. Volevo fare il crossover di generi. Una casa più apocalittica era un'opzione, ma mi ero ripromessa di giocare anche un po' con la fiaba, con le belle principessine chiuse nel castello. In questo senso, ho indirizzato anche la scenografia di Massimo Santomarco, la fotografia di Marco Graziaplena e i costumi di Carola Fenocchio. Non cercavo l'orrore, ma la bellezza. Non i colori lividi ma accessi. Sono convinta che si cerchi la bellezza sempre, anche in un contesto difficile. E poi i colori sono salvifici. Lo diceva anche Goethe.

Com'è stato invece il lavoro con il cast di Buio?

Molto bello. Questo è il cuore del film. Mentre con la casa siamo andati veloci, con le ragazze sono andata lenta. Lentissima. Con le più grandi, Denise Tantucci/Stella e Gaia Bocci/Luce, dopo averle scelte, è iniziato un minimale lavoro di conoscenza, di avvicinamento. Per cinque mesi sono andata spesso da Roma a Milano e Torino dove vivono per incontrarle e costruire con loro i personaggi. Un lavoro che ho voluto partisse da loro, non da me. Poi mi premeva che fossero sempre loro due insieme, mai una alla volta, perché l'obbiettivo era la sorellanza, il senso di famiglia che si doveva creare. Ovvio, Denise doveva un po' occuparsi di Gaia, perché era più grande. E tutte e due dovevano occuparsi della piccola, Olimpia Tosatto/Aria, di quattro anni, che è arrivata dopo: ovviamente con lei niente prove, era perfetta così! Con Valerio Binasco, è stato diverso. Per impegni lavorativi è arrivato più tardi, a ridosso del film, è stato amore intellettuale a prima vista. Che personalità, che cultura! E' come se avesse portato il logos in una situazione che fino a quel momento era quasi senza parole, più emozionale. Allora si è cominciato a parlare del film. Prima eravamo tre ragazze che si raccontavano un po' la loro vita, e quella di Stella e Luce...

Quanto è importante per te l'aspetto ambientalista presente nel film?

Lo dicevo prima, il problema climatico ed ambientale per me è dirimente. L'altro giorno, a luglio, 38 gradi in Alaska, come andrà a finire questa storia? Il Covid è il nostro più problema? O forse ci confondiamo sulle priorità? Ma ora in tempo Covid dell'ambiente non gliene frega più niente a nessuno, purtroppo. Ballard nel 1962 scrisse un libro sul fatto che un bel giorno per via del caldo i ghiacci si sarebbero sciolti e con tutte le terre sommerse si sarebbe vissuti dentro casa o sulle zattere. Io sono una sua umile discepola, anche se l'ho letto dopo aver girato il film. Però mi è sempre piaciuta la distopia. Da ragazzina ero l'unica persona che conoscessi che leggesse Philippe Dick. Chi ha un malessere esistenziale, credo sia in sintonia con questi temi. Spero comunque che l'uomo vada avanti e trovi la soluzione.

Chiudiamo sul recente successo ai Nastri d'argento, una conferma della bontà del lavoro fatto. Hai già qualcosa in cantiere per proseguire questo cammino?

Beh per un film così indipendente, ritmi lenti - con forti commistioni nel genere, il Padre con lo scafandro, duro e puro, femminile se non femminista e fatto pure da una donna - prendere un premio così è una grande vittoria, sì! Bellissimo! Ora sto scrivendo un soggetto molto forte che al momento si chiama Eva. Un film ancora una volta che guarda al prossimo futuro con un personaggio femminile molto forte... ma ovvio non posso dire di più!


CLOWNERY, EROS D’ANTONA: “I CLOWN SONO INQUIETANTI PERCHÉ AMBIGUI”

Quando si parla di cinema indipendente, è spesso difficile far capire quanta passione, sacrifici e lavoro siano necessari per operare nel campo in autonomia e, soprattutto, riuscire a raggiungere il traguardo della visibilità. Eros D'Antona è uno di quelli che questo traguardo l'ha raggiunto più volte, sia in sala con Die in One Day che in homevideo e su piattaforme digitali, come è il caso di Clownery, il suo ultimo lavoro disponibile dal 26 maggio 2020 su CG Digital, Chili, Rakuten TV, Google Play e iTunes.

Il film sfrutta la figura inquietante e ambigua del clown per raccontare la storia di una giovane donna che convive con anni con un terribile trauma avvenuto durante una festa di compleanno, da bambina. Un evento che l'ha convinta a non festeggiare più la ricorrenza, fino a quando un'amica non le organizza una festa a sorpresa per il suo ventunesimo compleanno, facendo riemergere l'orrore. Nel cast del film troviamo Kateryna Korchynska nel ruolo della protagonista Emma, Serena P. Palmisano, Alex D'Antona e Mirko D'Antona.

Con Eros D'Antona parleremo anche oggi durante UltraPop Festival, dalle 18:00, nel nostro panel dedicato al cinema indipendente italiano.

Partiamo dal tuo ultimo lavoro: come è nata l'idea per Clownery?

Eros D'Antona: Di solito sono io che mi muovo, con o senza la mia casa di produzione, alla ricerca di qualcuno che creda in un soggetto e che mi aiuti a farlo diventare un film ma questa volta, con Clownery, è stato diverso. Il progetto è nato all'improvviso dopo che Stuart Alson, presidente di ITN Distribution con cui collaboro da qualche anno, mi chiama chiedendomi esplicitamente se potevamo produrre questo tipo di film. Così mi sono incontrato con Carlo De Santis (co-sceneggiatore) e dopo una serie di incontri è venuto fuori il primo soggetto. Poi è stato tutto molto veloce, anche troppo a mio parere. Qualche mese dopo quella telefonata eravamo già sul set.

Secondo te cosa c'è nella figura del clown che lo rende così inquietante?

In genere i personaggi ambigui, un po' strani, quelli che nascondono la loro vera identità dietro una "maschera" tendono ad essere inquietanti. Il successo della figura del clown nelle storie horror, probabilmente, deriva dal fatto che quando ne incontriamo uno non riusciamo appunto mai a capire se sia davvero felice o triste. Per quanto possano apparire come persone sorridenti percepiamo che c'è qualcosa di insolito in loro, a maggior ragione se incontriamo un clown fuori dal suo luogo di appartenenza, il circo. Questo ovviamente è il mio parere, quello di chi preferisce incrociare per strada un clown piuttosto che uno scarafaggio!

Che tipo di scelte hai fatto per le location del film? Cosa cercavi in particolare?

Come già accennato prima, tutto è stato molto veloce e complicato. Per ottimizzare i tempi abbiamo cominciato il location scouting non appena era pronta la prima bozza di sceneggiatura, almeno per farci un'idea, in quanto c'era da considerare non solo la parte artistica ma purtroppo, e soprattutto, quella economica. Inoltre ci era stato chiesto di dare un look più tipico dei film americani, cosa impensabile e alla quale mi sono imposto immediatamente. Così, accettato il compromesso di non contestualizzare il film in nessun luogo preciso, ho cercato di ambientare la storia in una qualunque anonima periferia europea, non necessariamente esistente.

Parlando di singole sequenze, qual è quella che è stata più complessa da realizzare?

Il breve piano-sequenza che chiude il film. Abbiamo ideato e costruito da zero la stanza di Emma, in un teatro. Ci serviva una parete che si aprisse nel momento in cui la macchina da presa doveva passare oltre il muro e finire alle spalle dello specchio, dietro al quale avevamo piazzato una seconda cornice, ovviamente senza lo specchio, che ci permetteva di inquadrare la protagonista, e mentre la camera indietreggiava la parete si richiudeva. Non so se sono riuscito a spiegarlo bene, ma è stato piuttosto complicato, anche perché non ci potevamo economicamente permettere mezzi che ci avrebbero semplificato le cose, come uno stabilizzatore che potesse sostenere il peso di quella camera e di tutta una serie di accessori. Infatti ci affidammo alle mie braccia, che si sono formate nel videoclip. Ho effettuato personalmente quella ripresa e alla fine sono rimasto molto soddisfatto dell'ottimo lavoro di squadra tra scenografia, fotografia e regia.

E c'è una scena in questo film, o anche nei tuoi lavori precedenti, che ti rende particolarmente orgoglioso?

Ripensando ai miei film ci sono sequenze che mi piacciono molto, altre meno, alcune di cui sono abbastanza soddisfatto ma so che avrei potuto fare qualcosa in più ed altre, invece, che se non fosse stato per tutta una serie di limiti probabilmente mi avrebbero reso fiero. Insomma, la scena che mi rende particolarmente orgoglioso devo ancora girarla!

Come si colloca l'ultimo lavoro rispetto ai precedenti? Che differenze ci sono nella scrittura e nella costruzione visiva?

È la prima volta che mi sono ritrovato a produrre e dirigere un film in così poco tempo, cosa che mi sono promesso di non rifare, di fatti mi era stato chiesto di produrre questo autunno un nuovo ghost movie, in condizioni simili, ma ho rifiutato (ecco di questo sono orgoglioso). Ciononostante, per quanto agli occhi di molti possa sembrare scontato, con questo film è stato raggiunto un ottimo risultato dal punto di vista visivo. Non bisogna mai dimenticare che stiamo parlando di film indipendenti a bassissimo budget che si piazzano in una particolare fetta di mercato. Clownery è stato girato con una troupe leggera, tipica del documentario, avevamo giusto qualche elemento in più. Comunque basta sfogliare i cataloghi di questo tipo di distributori per rendersi facilmente conto che il livello di Clownery è molto più alto rispetto alla media, merito sicuramente dell'esperienza maturata in questi anni e di un affiatatissimo team di ragazzi (con alcuni era la prima volta che condividevo un set) che hanno lavorato sodo e con tanta passione. Nota speciale va a Kateryna Korchynska che, per limiti di budget, oltre ai suoi impegni nella mia casa di produzione, si era pure assunta la responsabilità di curare la fotografia del film nonostante interpretasse il ruolo della protagonista.

Partendo da Insane e passando per Haunted e Die in One Day fino a Clownery, che percorso stai costruendo nella tua filmografia? Quale vorresti che fosse il tuo prossimo passo?

Ognuno di questi film ha avuto un percorso differente. Insane mi ha regalato qualche soddisfazione nei festival; Haunted (mai uscito in Italia) è stato distribuito molto bene all'estero, in alcuni Paesi è passato anche in sala dove nonostante fosse affiancato da blockbuster e horror di grande successo, ha ottenuto numeri molto interessanti per quel tipo di produzione; Die in One Day - Improvvisa o muori è il mio primo film uscito anche in Italia, prima con una limitata distribuzione in sala e poi in home video e VOD e grazie al quale ho avuto modo di instaurare un ottimo rapporto con CG Entertainment, che di recente ha distribuito anche Clownery. Grazie a questi film ho imparato molte di quelle cose che non ti insegna nessuno, ho incontrato e conosciuto gente interessante, capito dinamiche e soprattutto ho sviluppato la capacità di saper riconoscere quelle che sono state le scelte giuste e ancor più importanti quelle sbagliate. Oggi, nell'attesa di riuscire a produrre come si deve una di quelle sceneggiature che ho nel cassetto e a cui tengo particolarmente, ho deciso, con la consapevolezza di aver maturato una certa esperienza e con la convinzione che c'è ancora da imparare, di tornare a divertirmi col linguaggio del corto.


DA IN THE TRAP A SHORTCUT, L’AMBIZIONE DI MAD ROCKET ENTERTAINMENT

Era una calda mattina di luglio di un paio d'anni fa quando abbiamo fatto una prima chiacchierata con Simone Bracci di Mad Rocket Entertainment. Eravamo a Latina sul set del loro primo ambizioso progetto, In the Trap, e restavamo colpiti e curiosi di vedere il risultato di un lavoro che ci era parso da subito di livello elevato, ben superiore dei mezzi a disposizione della piccola casa produttrice che stava muovendo quei primi convinti e decisi passi.

Da allora sono trascorsi quasi due anni, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, e abbiamo approfittato del trovarci allo scorso Festival di Berlino per una ulteriore chiacchierata sulla situazione, con la prospettiva importante della sala dietro l'angolo: In the Trap sarebbe dovuto arrivare al cinema a fine marzo ed è uno dei tanti progetti che ha subito le conseguenze della folle situazione che stiamo vivendo da alcuni mesi.

Con Simone Bracci parleremo anche oggi durante UltraPop Festival, dalle 18:00, nel nostro panel dedicato al cinema indipendente italiano.

IN THE TRAP E LA SALA

Il cammino di questo primo importante lavoro non è stato però fermato, soltanto rallentato: al momento l'uscita in sala è rimandata all'autunno e siamo fiduciosi di poter vedere sul grande schermo nei prossimi mesi il film diretto da Alessio Liguori, scritto da Daniele Cosci e prodotto da Luigi De Filippis. Una fortuna che ha già avuto i pubblico del Triste Science Fiction e di eventi come quello del festival di Molins del Rey, ma anche gli spettatori di quasi trenta paesi per i quali In the Trap - Nella trappola è stato acquistato, per uscite sia in sala (con buoni risultati, per esempio in Vietnam, dove è stato tra la quinta e settima posizione in classifica, dietro colossi come Frozen II e Jumanji lo scorso Natale) che in digital.

"L'importante è farsi vedere e legittimare il lavoro fatto negli ultimi anni" ci ha detto Simone Bracci, sottolineando come l'ottima accoglienza ricevuta da In the Trap sia servita "come leva per entrare nel mercato produttivo internazionale." Paga sicuramente l'impianto generale del film, la scelta di produrre direttamente in inglese con un cast internazionale (nel cast troviamo volti noti come David Bailie e Jamie Paul) e una padronanza del genere e le sue atmosfere che riesce a raggiungere il pubblico.

LA SCORCIATOIA PER IL SUCCESSO

Il secondo titolo prodotto da Play Entertainment, CAMALEO, Sternenberg Films in collaborazione con Mad Rocket Entertainment pronto per raggiungere il pubblico è Shortcut, che punta a un pubblico diverso e più ampio: sono protagonisti dei ragazzi inglesi in visita in Italia che restano bloccati in un bosco insieme all'autista dell'autobus, "una sorta di guida turistica inglese per inglesi", che li sta riaccompagnando a casa, dopo aver preso la scorciatoia del titolo. "E lì accadono cose impreviste dal punto di vista soprannaturale", ci racconta il produttore. Anche in questo caso la situazione da cui stiamo vivendo ha messo i bastoni tra le ruote al film, anch'esso diretto da Alessio Liguori, con sceneggiatura di Daniele Cosci e produzione di Simona Ferri, e con un cast internazionale: Shortcut era infatti previsto per giugno nell'ambito di Moviement, in un "momento che sarebbe stato ottimale per il suo genere", ma sarà presto presentato in un prestigioso festival di cui non possiamo ancora rivelare il nome.

La produzione di questo secondo titolo iniziava al tempo della nostra prima chiacchierata, ovvio chiedere se il risultato è stato pari a come lo avevano immaginato: "Al 90% sì" ci ha risposto Bracci, "Il film è esteticamente una bomba" nonostante le difficoltà di una lavorazione molto diversa, quasi antitetica, rispetto al primo lavoro: girato girato quasi interamente nel Lazio, con un "grosso lavoro di scouting" per identificare quelle location adatte alla storia, scenografate per rispondere alle esigenze del racconto. Un secondo progetto che "piace e sta piacendo" e che i ragazzi di Mad Rocket non vedono l'ora di mostrare al pubblico di riferimento.

DUE ESPERIENZE AGLI ANTIPODI

Una cosa che sorprende di questi primi due lavori di Mad Rocket è come dal primo al secondo si sia scelto di dedicarsi a qualcosa di molto diverso in termini di difficoltà produttive. Invece di giocare sul sicuro e proseguire sulla strada intrapresa con In the Trap, per Shortcut si è passati a girare soprattutto in esterna e in inverno, con tutte le difficoltà che comporta. "Abbiamo ribaltato completamente" ci ha confermato Bracci, spiegando come sia stato "diverso, ma con la consapevolezza di poter affrontare qualsiasi difficoltà, atmosferica e non solo, con la stessa sicurezza con cui abbiamo affrontato il primo lavoro." Una sicurezza che è figlia dell'esperienza accumulata sul set di In the Trap e di una preparazione accorta, che ha permesso di superare gli "imprevisti dovuto alla situazione".

IL FUTURO DI MAD ROCKET ENTERTAINMENT

Due film in uscita, ma tanti nuovi progetti e spunti già pronti per essere portati avanti, con l'esigenza di fare il salto in avanti necessario anche dal punto di vista del budget: se per i primi due film l'investimento è rimasto più o meno stabile (si parla di 700.000 euro per In the Trap e 880.000 per Shortcut), per arrivare a maggiori mezzi e la possibilità di lavorare meglio con la CGI, oltre che poter scritturare qualche interprete che possa dare una maggior visibilità ai progetti. Abbiamo sfogliato insieme a Simone Bracci il catalogo dei progetti in cantiere, una lineup di dieci progetti, alcuni ancora in fase di soggetto, altri già con una sceneggiatura pronta, per lo più "borderline col genere" dal thriller al distopico.

TRA RED ACADEMY E SERIALITÀ

Se di tanti dei progetti che abbiamo spulciato non anticipiamo nulla per non rovinare la sorpresa, uno almeno merita un cenno perché fa capire come Mad Rocket sia una realtà che si sta muovendo con scaltrezza per il futuro. Uno dei progetti annunciati è infatti Red Academy, che vanta la presenza di Rocco Siffredi nei panni di se stesso e racconta la storia di una coppia di persone che visita la sua struttura, con una svolta esoterica al calare del sole. Un progetto per cui è già pronto il soggetto, che ha già l'OK di Siffredi e la disponibilità della sua struttura per le riprese, ma in fase di sviluppo e di chiusura del budget.

C'è poi la suggestione della serialità per il futuro di Mad Rocket. Anche in questo settore sono stati sviluppati due soggetti di serie, ma "il discorso è molto più complesso e richiede un interesse di base maggiore per poter investire su un pilot". Insomma le prospettive sono ampie e, a giudicare dal risultato dei primi due lavori, interessanti, e aspettiamo con curiosità il feedback del pubblico quando i due film già pronti raggiungeranno le sale.


LOST IN TRANSLATION, WES ANDERSON DOVETTE GARANTIRE SULLA SERIETÀ DI BILL MURRAY

Quando si ha un film da girare e una produzione a cui rendere conto non dev'essere il massimo arrivare al primo giorno di riprese senza la certezza che la star di punta del progetto si presenti: per informazioni chiedere di Lost in Translation a Sofia Coppola.

La regista puntava infatti moltissimo su Bill Murray per il suo film, al punto da ammettere che avrebbe probabilmente mandato tutto all'aria nel caso in cui la star di Ghostbusters avesse rifiutato l'ingaggio. A peggiorare le cose si mise, inoltre, il fatto di non aver fatto firmare al buon Bill nessun accordo scritto!

Quando arrivò il momento di recarsi a Tokyo per le riprese, dunque, la povera Sofia non aveva alcuna certezza sul fatto che Murray si sarebbe effettivamente presentato sul set. Fortunatamente a tranquillizzare la regista sull'orlo di una crisi di nervi arrivò qualcuno che con l'attore aveva già lavorato più di una volta, ovvero Wes Anderson: il regista de I Tenenbaum e Moonrise Kingdom assicurò alla sua collega che Murray mai sarebbe venuto meno alla sua parola, così come i fatti hanno poi confermato.


HALLE BERRY, QUANDO LA SUA SEXY CATWOMAN LE PORTÒ UN CLAMOROSO E RARISSIMO RECORD

Sedici anni fa arriva nelle sale cinematografiche di tutto il mondo Catwoman, cinecomic tratto dai fumetti DC con protagonista Halle Berry che molti si sono sforzati di dimenticare ma che oggi esiste ancora, e che stasera torna in tv su Italia 1.

Solitamente ospite dei gradini più bassi delle classifiche dei cinecomic, il film diretto dal regista francese Jean-Christophe Comar in arte Pitof, che tra gli altri include nel suo cast anche Sharon Stone, permise alla sua star principale di stabilire un record clamoroso e rarissimo.

Grazie alla sua 'interpretazione', infatti, Halle Berry è diventata solo la sesta persona nella storia ad ottenere sia un Premio Oscar che un Razzie Award: il primo le fu conferito per la parte in Monster's Ball - L'ombra della vita, mentre il secondo lo 'vinse' proprio per il film su Selina Kyle, con la prova che fu considerata quella della peggior attrice dell'anno. Inoltre, proprio la Berry quell'anno divenne la prima ad accettare il premio Razzie di persona, presentandosi sul palco con orgoglio tenendo in una mano il poco ambito riconoscimento e nell'altra il succitato Oscar. Tenne persino un breve ma esilarante discorso di ringraziamento, durante il quale fingendosi commossa disse: "Vorrei ringraziare la Warner Brothers, per avermi fatto fare questo meraviglioso film!"

Potete vederlo in basso.




TRUE LIES, LA CELEBRE SCENA DI SPOGLIARELLO CON ARNOLD SCHWARZENEGGER E JAMIE LEE CURTIS

Stasera torna in tv True Lies, celebre action romantico del 1994 scritto e diretto da James Cameron e con protagonisti degli indimenticabili Arnold Schwarzenegger e Jamie Lee Curtis, che tra una sparatoria e l'altra realizzarono anche una delle scene più famose del cinema hollywoodiano.

Stiamo parlando ovviamente della lunga sequenza dello spogliarello, che all'epoca suscitò non poche polemiche per sospetto contenuto misogino. Il regista James Cameron affermò che molti input per la scena arrivarono direttamente da Jamie Lee Curtis, dato che l'idea originale era che Helen si spogliasse completamente (ma al buio, in modo tale da mettere in evidenza solo la sua silhouette). Si optò per 'farlo con le luci accese' dietro suggerimento proprio della Curtis, che insieme al regista notò anche come la maggior parte delle critiche arrivarono dagli uomini, col pubblico femminile che considera la sequenza come liberatoria per il personaggio di Helen, la quale detiene il potere nei confronti del marito.

Tra l'altro, il reggiseno e il famoso perizoma indossato da Helen Tasker appartenevano personalmente Curtis, che decise di sfoggiarlo durante una delle tante prove a camera spenta. Fu proprio durante una di queste prove che l'attrice inciampò, e a James Cameron l'idea di un imprevisto piacque al punto che lo aggiunse alla sceneggiatura: il cambiamento però non fu comunicato a Schwarzenegger, la cui reazione di allarme nei confronti della moglie è talmente genuina che l'attore uscì dal personaggio. Fu girato un altro ciak, ma questa volta la star si aspettava la caduta della collega e la reazione di Harry non sembrò spontanea come la voleva Cameron, che nel montaggio inserì il primo ciak.

Quando gli è stato chiesto durante un'intervista se sua moglie si fosse infastidita a saperlo seduto lì a guardare Jamie Lee Curtis che si spogliava, Schwarzenegger ha rivelato di averle assicurato: "Tesoro, ho odiato ogni secondo di quella ripresa!". Invece la Curtis ha definito il film "senza dubbio, la più grande esperienza della mia vita professionale finora".



CINEWS SECONDA PARTE

DOMENICA

19/07/2020



GUARDIANI DELLA GALASSIA, SAPEVATE CHE JAMES GUNN FU SCELTO GRAZIE AL WALKMAN DI STARLORD?

In attesa di scoprire cosa combinerà con il suo terzo e ultimo film dei Guardiani della Galassia, scopriamo un interessante retroscena riguardante l'assunzione di James Gunn come regista dei film.

Se per conquistare il timone di certi progetti cinematografici c'è bisogno di dimostrare un'estrema professionalità, per altri film quello che conta è avere l'idea giusta al momento giusto, come spiega Kevin Feige a Rotten Tomatoes:

"Adoravo dire alla gente che stavamo per girare questo film, Guardiani della Galassia, con un procione e un albero. Mi dicevano 'Non ho idea di cosa tu stia parlando, siete diventati completamente matti'. Anche James Gunn ebbe una reazione simile all'inizio, ma come vi direbbe lui, mentre tornava a casa e iniziava a riflettere su questi personaggi, iniziò ad innamorarsi dell'idea del procione".

Gunn rifletté molto su come portare in scena una storia così stramba, e finalmente raggiunse i produttori sul set di Iron Man 3 per proporre loro qualcosa di innovativo: "Portò delle nuove bozze, sulla copertina delle quali c'era la figura del primo walkman di Sony. Senza altre spiegazioni. La guardai e pensai: 'Funzionerà'. Perchè volevamo che Peter Quill avesse una connessione con la Terra che molti eroi intergalattici che vivono nello spazio non hanno. Quando ho visto il walkman ho pensato: 'Riuscirà ad ottenerla attraverso la musica', il che è geniale. E infatti è ciò che fece".

L' importanza della colonna sonora è ben nota a tutti i fan dei Guardiani e i molti brani anni '80 contribuirono a caratterizzare perfettamente il personaggio di Starlord e ha far capire subito agli spettatori la vena comica presente nel film. Un'idea niente male... sapevate però che secondo i piani originali sarebbe dovuto essere Thanos il nemico principale dei Guardiani?


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JEFF GOLDBLUM RIVELA A MODO SUO LE MISURE DI SICUREZZA SUL SET DI JURASSIC WORLD 3

Durante un'intervista con Entertainment Tonight, Jeff Goldblum ha commentato le misure di sicurezza prese da Universal per poter riaprire il set di Jurassic World: Dominion, le cui riprese sono ripartire nelle scorse settimane dopo il lungo stop causato dalla pandemia.

"In circa una settimana e mezzo, saremo diretti in Inghilterra, dove ci sono moltissimi protocolli. Saremo tutti molto al sicuro, credo" ha spiegato l'attore, di ritorno nella saga insieme agli altri membri del cast storico di Jurassic Park. "E gireremo Jurassic World. Ci hanno dato 109 pagine, hanno messo cuore, anima e tanti soldi per assicurarsi che potessimo lavorare al sicuro. Non vi annoierò con i dettagli, ma saremo tutti confinati in una sorta di bolla, l'intera troupe e cast. Con i test e tutto il resto... Sappiamo che sono tempi incerti, ma ci sentiamo al sicuro. Ci saranno Sam Neill, Laura Dern, Chris Pratt e Bryce Dallas Howard; Colin Trevorrow alla regia, e ci sarà qualche dinosauro."

Nei giorni scorsi, alcuni rumor emersi in rete hanno affermato che la produzione di Jurassic World 3 si sarebbe fermata a causa di un membro della crew risultato positivo al Covid-19. Come riportato da Deadline, e confermato in seguito ufficialmente anche da Universal, si trattava però di informazioni inesatte, con le riprese del film che stanno proseguendo come previsto sotto la guida di Colin Trevorrow.


SUICIDE SQUAD, IN ARRIVO UFFICIALMENTE IL RELEASE THE AYER CUT!

Dopo che milioni di fan sono stati coinvolti nella campagna pubblicitaria per resuscitare e distribuire la versione director's cut di Justice League di Zack Snyder, il fandom a sostengo di Suicide Squad di David Ayer in queste settimane ha iniziato a sperare di poter ottenere un risultato simile.

A tal proposito, gli organizzatori dietro al movimento qualche ora fa hanno pubblicizzato uno dei più grandi eventi del gruppo - uno sforzo coordinato su Twitter per mettere il movimento Release The Ayer Cut in evidenza per WarnerMedia.

Il 20 luglio, ovvero domani, il gruppo chiede agli utenti dei social di utilizzare l'hashtag #ReleaseTheAyerCut nella speranza di trasformarlo in un trend mondiale, esattamente come fu per il Release The Snyder Cut. "Questa non è un'esercitazione", ha twittato il gruppo nelle scorse ore. "Questa non è una battuta. Questa non è una voce. Dobbiamo fare squadra e fare in modo che funzioni."

All'inizio della settimana, lo stesso account aveva sottolineato il fatto che un canale Twitter di HBO Max ufficiale aveva iniziato a seguirlo, alimentando ulteriormente la speculazione di una possibile Suicide Squad Ayer Cut. Come annunciato all'inizio di quest'anno, HBO Max finanzierà e distribuirà la Zack Snyder's Justice League sulla piattaforma di streaming on demand nella prima parte del 2021, e in precedenza David Ayer aveva comunicato che far uscire la sua director's cut di Suicide Squad in teoria sarebbe molto meno complicato in termini di budget: la grossa differenza fra i due film, infatti, è che mentre Snyder abbandonò la produzione in corsa e la sua opera fu massicciamente modificata da Joss Whedon, Ayer andò fino in fondo e la modificò personalmente dopo alcuni test screening poco entusiastici.


JOKER, TODD PHILLISP CONDIVIDE DELLE FENOMENALI NUOVE FOTO CON JOAQUIN PHOENIX!

Pochi minuti fa il regista Todd Phillips è tornato sui suoi canali social per condividere alcune fantastiche foto dal dietro le quinte di Joker, pluripremiato cinecomic DC Films con protagonista Joaquin Phoenix.

Il regista, che per Joker è stato insignito del Leone d'Oro alla scorsa Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ha scritto sulla sua pagina Instagram: "Un altro paio di fantastici scatti dal dietro le quinte. Principalmente perché voi ragazzi continuate a chiederli. Tutto fotografato dal mio amico Niko Tavernise".

Nel caso non lo sappiate, Tavernise è un prestigioso fotografo spesso invitato sui set dei maggiori film hollywoodiani per immortalarne i momenti più significativi dal dietro le quinte: il consiglio è quello di dare un'occhiata al suo profilo del social network Instagram, sicuramente se siete appassionati della vita sul set non ve ne pentirete!


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BLACK WIDOW, LE NUOVE IMMAGINI VI FARANNO VENIRE VOGLIA DI VEDERE IL FILM IMMEDIATAMENTE!

Black Widow attualmente è previsto per un'uscita di novembre, ma alcune nuove promo art rilasciate nelle scorse ore vi faranno venire voglia di vedere il nuovo film con Scarlett Johansson immediatamente.

Le immagini, realizzate come inserzioni su Hot Topic, sono disponibili in calce all'articolo. Che ve ne pare? Ditecelo nella sezione dei commenti.

Inizialmente previsto per essere rilasciato a maggio negli Stati Uniti e a fine aprile in Italia, Black Widow rimarrà comunque il primo film della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe dato che Gli Eterni, precedentemente fissato a novembre, a sua volta è slittato a febbraio 2021.

Vi ricordiamo che di recente è stato segnalato l'arrivo imminente di un nuovo trailer, ma con i Marvel Studios che salteranno il Comic-Con Home di San Diego non è chiaro quando saranno pubblicati: ultimo film di Scarlett Johansson nel MCU, Black Widow sarà un prequel e racconterà il periodo che Natasha ha passato in clandestinità tra la fine di Captain America: Civil War e quelli di Avengers: Infinity War. Secondo quanto riferito in una recente intervista promozionale, inoltre, il film cederà il testimone a Florence Pugh, interprete della nuova Vedova Nera Yelena Belova, che secondo le teorie dei fan prenderà il posto di Natasha nei ranghi dei Nuovi Avengers.


https://twitter.com/NacaoMarvell/status/12...nte-458360.html

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IL CAVALIERE OSCURO, TANTI AUGURI: IL CINECOMIC DI CHRISTOPHER NOLAN COMPIE 12 ANNI

Sono trascorsi ormai ben 12 anni da quando il 14 luglio 2008 in contemporanea a Buenos Aires e a New York, veniva presentato in anteprima Il Cavaliere Oscuro, film campione di incassi diretto Christopher Nolan e basato sulle vicende del supereroe più noto di Gotham City. I fan hanno voluto così celebrare sui social uno dei film più amati di sempre.

Sono stati moltissimi i post dedicati al secondo capolavoro della trilogia che ha visto tra le altre cose l'ultima performance cinematografica di Heath Leadger premiato con un Oscar post mortem per la sua iconica interpretazione di Joker.

Come ormai sappiamo il film è stato il sequel di Batman Begins del 2005, e ha visto il ritorno del suo cast al completo tra cui Christian Bale come Bruce Wayne/Batman, Michael Caine come Alfred, Gary Oldman come Jim Gordan e Morgan Freeman nel ruolo di Lucius Fox. A loro si sono uniti Maggie Gyllenhaal che ha sostituito Katie Holmes nei panni di Rachel Dawes e Aaron Eckhart come Harvey Dent.

Il cavaliere oscuro alla fine di quell'anno ha guadagnato oltre un miliardo di dollari al botteghino in giro per il mondo e, resta nell'immaginario collettivo uno dei migliori film sia in termini di performance individuali - ovvero il già citato Joker di Ledger - sia in generale. Empire infatti lo ha classificato come il terzo miglior film del 21 ° secolo. Di recente in oltre The Dark Night è finito sui trend di Twitter con un hashtag dedicato ai film perfetti

Se anche voi siete fan accaniti di questo film, date un'occhiata alle 10 curiosità su Il Cavaliere Oscuro e fateci sapere nei commenti cosa ne pensate del secondo film della trilogia di Nolan.


BEN AFFLECK IN PERFETTA FORMA DA SUPEREROE: TORNERÀ PRESTO A VESTIRE I PANNI DI BATMAN?

Ben Affleck è stato avvistato di recente in perfetta forma fisica, e in molti pensano che l'attore sia per tale ragione pronto a vestire nuovamente i panni del supereroe più famoso di Gotham City, ovvero Batman.

Diciamocelo chiaramente, dopo il complesso periodo seguito alla separazione con Jennifer Garner, l'attore raramente si è mostrato trasandato e ingrassato ma, ultimamente ci tiene particolarmente alla cura del proprio corpo. Affleck si è sempre mantenuto in perfetta linea proprio da quando ha ricoperto il ruolo del Cavaliere Oscuro, e dopo le recenti foto, i fan della Justice League sperano di poterlo rivedere in quelle vesti.

Warner Bros e DC Comics ultimamente però sembrano aver preso direzioni totalmente differenti. Ricordiamo infatti che Ben Affleck avrebbe originariamente scritto, diretto e recitato in The Batman prima che Matt Reeves prendesse le redini del progetto scegliendo Robert Pattinson come suo Bruce Wayne. Questo nuovo Batman sembra per ora essere un film totalmente autonomo come già lo era stato Joker che, appunto era totalmente al di fuori del DC Extended Universe.

Il ruolo di un altro Bruce Wayne sarà invece interpretato da Michael Keaton in The Flash. In questa variegata moltitudine di Batman c'è ancora posto per Ben Affleck? Sembrerebbe proprio di si a giudicare da una nuova locandina di Bosslogic per HBO.


https://t.co/0rxfMxNJxt?amp=1

THE BATMAN, TIMOTHÉE CHALAMET È ANCORA ROBIN IN QUESTA CONVINCENTE FANART

Non è la prima volta che gli artisti del web si cimentano con fanart relative al mondo di The Batman, e in particolare sui possibili interpreti di Robin, e non è certamente la prima volta che vien fuori il nome di Timothée Chalamet. Vediamo dunque l'ultima fanart con protagonista l'attore nei panni della spalla dell'Uomo Pipistrello.

Tutti vogliono Robin, e in molti vogliono Timothée Chalamet come Robin.

È il caso ad esempio di Mizuri, artista australiana che condivide le sue opere su Instagram.

"Dopo il post della scorsa notte, mi sono premurata di realizzare un'altra fanart di @tchalamet come Robin! Ne ho create diverse finora, ma sono davvero divertenti da fare, e adoro questo fancast (e il costume di Robin visto in Titans)" ha scritto l'artista nella caption del post che trovate, assieme a quello precedente di cui si fa qui menzione, in calce alla notizia.

"The Batman // Batman and Robin [...] Mi piacerebbe davvero vedere @tchalamet come Robin, un giorno, possibilmente nella trilogia che @mattreevesla sta sviluppando... Vedere questo dynamic duo (Pattinson and Chalamet) nei panni di Batman e Robin sarebbe un sogno che si realizza" scriveva infatti Mizuri il giorno prima.


www.instagram.com/p/CBOHjcXlVCg/?utm_source=ig_embed

WONDER WOMAN 1984, ECCO COME POTREBBE TORNARE STEVE TREVOR

Fin da quando è stato annunciato il ritorno di Chris Pine a.k.a. Steve Trevor in Wonder Woman 1984, i fan del personaggio e della coppia si sono chiesti cosa si sarebbero inventati per far si che questa reunion potesse accadere... E quali potrebbero esserne poi le conseguenze. Ebbene, la risposta potrebbe arrivare dal romanzo tie-in del film.

Si intitola Wonder Woman 1984: The Junior Novel, il libro potenzialmente galeotto, e il suo contenuto è davvero interessante.

Nonostante si tratti di un romanzo rivolto a u pubblico più giovane (dagli 8 ai 12 anni), sembrerebbe contenere delle informazioni chiave sul film, che però, badate bene, non è detto che vengano canonizzate e sfruttate anche nella pellicola.

In sostanza, ciò che viene detto sulle modalità del ritorno di Steve Trevor non è molto incoraggiante per chi si auspicava un lieto fine tra lui e Diana, ma vediamo perché.

Secondo quanto riportato da Bleeding Cool, Steve tornerà grazie alla Dreamstone, la Pietra del Sogno, qui dall'aspetto di un anello con incastonata una pietra di quarzo citrino. L'oggetto viene portato allo Smithsonian, il museo dove lavorano Diana (Gal Gadot) e Barbara Minerva ovvero la futura Chetaah (Kristen Wiig) come parte di un lotto di artefatti introdotti di contrabbando negli Stati Uniti.

Questa versione della Pietra sembrerebbe possedere l'abilità di concedere un desiderio a chi lo possiede, e Diana afferma che l'oggetto è stato imbevuto di un potere divino simile al suo lasso della verità. Le due si interrogano su chi possa essere la divinità connessa all'anello, e presto realizzeranno che ovunque vada la Pietra del Sogno, vi sarà distruzione, e che a forgiarlo è stato il Dio della Menzogna.

"Il desiderio di Diana è quello di riportare indietro Steve, connettendo direttamente il suo destino a quello della Pietra" si legge nella descrizione fornita dal sito.

Capite bene che, anche per necessità narrative, è facile essere pessimisti sul possibile esito di una tale situazione...

Ad ogni modo, è bene ribadire, non sappiamo quanto di tutto ciò vedremo effettivamente in Wonder Woman 1984, quindi non resta che attendere l'uscita del film.

Wonder Woman 1984 arriverà nelle sale italiane il 1 ottobre 2020.


TOM & JERRY, LA WARNER BROS RIVELA IL LOGO DEL NUOVO LIVE-ACTION

l ritorno di Tom & Jerry sul grande schermo ha recentemente subito un piccolo ritardo ma, la Warner Bros ha deciso di rilasciare il nuovo logo del live-action così da stuzzicare un po' la curiosità del pubblico.

Per quanto sappiamo il cast sarà composto da persone vere, l'amato duo invece verrà nuovamente animato e, come si può vedere dall'immagine qui di seguito, sembrano essere piuttosto vicini ai loro design classico. Il tutto ha chiaramente un tocco moderno, ma i disegni e le espressioni dei personaggi richiamano i Tom & Jerry che siamo abituati a vedere nei cartoon. Ciò dovrebbe rendere i fan della coppia estremamente felici.

La strana coppia non si vede sul grande schermo dal 1992, anno di Tom & Jerry: The Movie. La loro storia ora sarà totalmente riscritta. Il film ha come protagonista Chloe Grace Moretz nei panni di Kayla, che lavora con il personaggio di Michael Pena Terrance in un hotel in cui Jerry finisce per trasferirsi. Per sbarazzarsi del furbo topastro, viene chiamato l'ingenuo Tom, e come ovvio ne conseguirà un immenso caos.

Pena ha recentemente parlato di quanto si sia divertito sul set di Tom & Jerry durante le riprese e ha elogato la Moretz, Story e tutto l'intero cast. La data di uscita per Tom & Jerry resta confermarta al prossimo Natale nonostante tutto. Non ci resta che attendere dunque.


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SPIDER-MAN 3, SPIDEY E VENOM 'COMPAGNI DI SQUADRA'? UNA TEORIA SPIEGA COME POTREBBE ANDARE

I colleghi di Screen Rant hanno detto la loro su un potenziale team-up tra lo Spider-Man di Tom Holland e il Venom di Tom Hardy (magari in Spider-Man 3?). Vediamo cosa ci raccontano.

Tra indizi più o meno ufficiali (l'Avvoltoio di Michael Keaton nel trailer di Morbius, le foto su Instagram di Tom Hardy poi subito cancellate ecc.) un incontro tra i due personaggi non è certo il più nuovo, né il più incredibile, tra rumor e teorie. Eppure di conferme ufficiali che Spidey e Venom condivideranno finalmente lo schermo non ne sono arrivate, quindi continuiamo a chiamarli come tali.

E di teoria parliamo riportandovi i possibili sviluppi di trama di Spider-Man 3 secondo Screen Rant, che vorrebbe Peter e Eddie collaborare e/o scontrarsi (o viceversa, a seconda dei casi) anche in vista di un futuro ingresso in campo dei Sinistri Sei, a lungo anticipati da Sony, che da anni vorrebbe introdurli nel Ragnoverso.

Per il sito, infatti, Venom e Spider-Man potrebbero ritrovarsi a fare gioco di squadra, e la cosa potrebbe andare a vantaggio di entrambi gli universi cinematografici (Sony e Disney): per il primo, un'alleanza con Peter (breve o meno che possa essere, specialmente se poi entrano in gioco i Sinistri Sei) aiuterebbe a mantenere Venom più sulla linea dell'anti-eroe che del villain, con Eddie costantemente in bilico tra ciò che è giusto e ciò che non lo è (a maggior ragione visto che dovrà combattere contro Carnage in Venom 2); per Peter, invece, Eddie potrebbe mostrarsi non solo un potente alleato sul campo, ma anche, in qualità di giornalista investigativo, sul fronte privato (ricordiamo lo scherzetto che gli ha fatto Mysterio al termine di Spider-Man: Far From Home?).

E a proposito di Venom vs. Carnage, chi dice che l'amichevole Spider-Man di quartiere non possa venire in aiuto di Eddie in quel momento? In questo modo, sarebbe ancor più giustificata un'alleanza in Spider-Man 3, e anche una certa riluttanza nell'unirsi al fronte nemico qualora i Sinistri Sei arrivassero davvero, e volessero reclutare simbionte e 'portatore'.

O, in caso contrario, cioè se ci fosse un fallout di qualche tipo tra i due personaggi e Venom si unisse davvero alla banda di villain, potrebbe finalmente arrivare lo scontro che in molti stanno aspettando (e portare Eddie/Venom ad avere una vera e propria crisi d'identità).

Insomma, le potenzialità ci sono tutte... Bisogna solo vedere come sceglieranno di procedere Sony e Disney.


6 BULLETS, JEAN-CLAUDE VAN DAMME E QUEL LICENZIAMENTO SUL SET DI PREDATOR: COME ANDÒ?

6 Bullets, con la star belga Jean-Claude Van Damme che oggi tutti conosciamo bene per i suoi film ad alto tasso adrenalinico e con scene d'azione mozzafiato, ma all'epoca dei suoi esordi non era che una controfigura e un capace stuntman in parecchi film, tra cui Predator.

Tutto ebbe inizio all'indomani dell'uscita in sala del film Kickboxers - Vendetta personale di Corey Yuen, dove Van Damme interpretava il villain di nazionalità russa. Visto il film, Arnold Schwarzenegger rimase così colpito dalle doti del giovane stuntman da volerlo sul set del film che stava girando in quel momento, ovvero quello che sarebbe poi diventato il cult Predator, di John McTiernan. Qui però le fonti appaiono in contrasto tra loro sul fatto se Van Damme abbia realmente partecipato oppure no alla pellicola nei panni del Predator del titolo. Questo poiché è noto che Van Damme venne licenziato in tronco dal produttore Joel Silver poiché continuamente sopra le righe, probabilmente per la voglia di mettersi in mostra e farsi notare dato che era ancora all'inizio della propria carriera.

C'è per esempio la biografia di Jesse Ventura in cui si sostiene che Van Damme fosse stato ingaggiato per ricoprire il ruolo della creatura aliena (dato che si vede solo ricoperta dal costume) ma poiché lo stuntman si presentava ripetutamente in ritardo sul set questa parte venne quindi ricoperta da Kevin Peter Hall. Altre fonti invece indicano in Van Damme lo stuntman che eseguì il combattimento finale del film insieme ad Arnold Schwarzenegger altre invece che il belga abbia effettuato solo qualche sequenza d'azione pericolosa.

Infine, il supervisore agli effetti speciali del film Predator, Joel Hynek disse come Van Damme lasciò il set perché licenziato da Joel Silver perché continuava a usare mosse di kickboxing per l'alieno.


SPY, IL PERSONAGGIO DI SAMUEL L. JACKSON VENNE SALVATO AL FINAL CUT DOPO UN TEST SCREENING

Spy, che nell'originale ha il titolo più originale di The Long Kiss Goodnight (il lungo bacio della buonanotte) e vede per protagonisti Geena Davis e Samuel L. Jackson. Quest'ultimo ha un curioso aneddoto che riguarda proprio la sorte del suo personaggio nel film.

Oggi sappiamo benissimo quasi tutto quello che succede nei vari set hollywoodiani e quando qualche attore si lamenta di qualcosa avvenuta nel corso di una produzione emergono sempre una serie di dettagli l'uno dopo l'altro che rendono più o meno chiara la vicenda stessa, l'ultimo riguarda ad esempio lo sfogo di Ray Fisher contro Joss Whedon sul set di Justice League dopo che questi aveva preso le redini in seguito al licenziamento di Zack Snyder.

Sono moltissimi i film che nella storia di Hollywood sono cambiati o hanno subito modifiche al final cut giusto un attimo prima di approdare nelle sale cinematografiche. Tra questi c'è stato anche Spy, thiller di spionaggio uscito nel 1996 e con protagonisti una Geena Davis lanciatissima e un Samuel L. Jackson che in quegli anni (come del resto anche oggi) era più o meno ovunque.

Nella prima versione della pellicola di Renny Harlin, già montata e assemblata per l'uscita, il personaggio interpretato da Jackson, Mitch Henessey, moriva alla fine del film ma questo accadimento venne cambiato all'ultimo minuto dato che non aveva incontrato il favore del pubblico a uno dei test-screening effettuati dalla casa di produzione per sondare il terreno. Uno spettatore con fare furioso, infatti, alla morte di Henessey urlò: "Non potete uccidere Sam Jackson!", così Harlin si premurò di cambiare il final cut e far sopravvivere l'attore, che esce sano e salvo dalla fine del film.


NOME IN CODICE: BROKEN ARROW, JOHN TRAVOLTA RE DEL BOX-OFFICE DOPO LA CURA TARANTINO

Nome in codice: Broken Arrow, con protagonisti assoluti John Travolta e Christian Slater; in particolare Travolta stava vivendo un nuovo periodo felice della sua carriera dopo i successi di fine anni '70 e '80, soprattutto dopo l'exploit di Pulp Fiction.

All'epoca in cui Pulp Fiction uscì nelle sale dopo la presentazione e la vittoria della Palma d'Oro al Festival di Cannes, John Travolta era ormai considerato una stella in declino. I suoi ultimi film non avevano riscontrato il successo sperato e l'ultimo capitolo della saga di Senti chi parla (Senti chi parla adesso) era stato un pesante flop sia di pubblico che di critica. Tarantino però volle a tutti costi l'attore per cui aveva scritto la parte di Vincent Vega appositamente, ispirandosi ai suoi ruoli musicali degli anni '70, soprattutto La febbre del sabato sera e Grease, e il cui ricordo diede vita poi alla celebre scena di ballo nel contest di twist al locale a tema anni '50.

Dopo lo straordinario successo della pellicola di Tarantino, le quotazioni di Travolta vennero rilanciate alla grande e la fortuna ricominciò a girare per la carriera dell'attore che infilò una sfilza di successi al box-office senza precedenti per quanto gli riguardava: l'anno successivo uscì infatti la commedia Get Shorty che incassò 115 milioni di dollari (con un budget di appena 30 milioni), mentre successivamente fu protagonista della commedia a tema fantastico Michael per la regia di Nora Ephron (incasso 120 milioni di dollari) e l'anno seguente fu ancora in vetta al box-office con il fantasy Phenomenon, capace di racimolare 152 milioni di dollari (da un budget di 32 milioni).

La serie di risultati ottimi continuò quindi con Nome in codice: Broken Arrow (150 milioni di dollari su 50 milioni di budget) e venne replicata dal successo del cult Face/Off di John Woo (245 milioni su circa 80 di budget), in coppia con Nicolas Cage, un altro dominatore del box-office anni '90.


THE OLD GUARD, NUMERI IMPRESSIONANTI SU NETFLIX PER IL CINECOMIC DI CHARLIZE THERON

In queste ore Netflix, il popolare servizio di streaming on demand su abbonamento, ha reso noti i numeri ufficiali fatti registrare da The Old Guard, nuovo cinecomic originale con protagonista la superstar Charlize Theron.

Il film, uscito solo da pochi giorni, è infatti finito direttamente nella top ten degli originali Netflix più visti di sempre, più precisamente al sesto posto: stando alle stime della compagnia, prima di completare un intero mese di programmazione The Old Guard arriverà facilmente oltre le 72 milioni di visualizzazioni. E considerato che la prima posizione, dominata da Extraction con Chris Hemsworth, è "solo" a quota 99 milioni di visualizzazioni, l'opera diretta da Gina Prince-Bythehood potrebbe presto strappare il primato a quella di Sam Hargrave.

The Old Guard, lo ricordiamo, è basato sul fumetto di Greg Rucka, che ha anche scritto la sceneggiatura, e racconta la storia una squadra segreta di mercenari immortali che combattono guerre segrete da centinaia di anni: improvvisamente si ritrovano col rischio di venire pubblicamente esposti e, mentre combattono per mantenere segreta la loro identità, scoprono un nuovo immortale; tutto questo mentre un genio dell'industria farmaceutica vorrebbe mettere le mani sul loro sangue per trovare il segreto dell'eterna giovinezza.


ZOE KRAVITZ: "ECCO COSA HO PROVATO APPENA OTTENUTO LA PARTE DI CATWOMAN PER BATMAN"

Parlando dell'attesissimo The Batman nel corso di una recente intervista promozionale, l'attrice Zoe Kravitz si è aperta sulle emozioni che l'hanno assalita non appena ha saputo di aver ottenuto la parte di Catwoman.

Come sappiamo, infatti, la star di Big Little Lies interpreterà Selina Kyle e il suo alter ego felino nel nuovo cinecomic DC Films scritto e diretto da Matt Reeves, e ai microfoni di Variety ha dichiarato che il suo telefono è diventato un vero e proprio centralino non appena è stato reso pubblico il suo traguardo.

"Quando la cosa è stata annunciata pubblicamente l'anno scorso il mio telefono ha iniziato a squillare più che mai. Più del girono del mio compleanno, più di quando mi sono sposata, proprio più di ogni altra cosa", ha ricordato la Kravitz. "Quindi ho sentito una pressione immediata. La sceneggiatura è fenomenale. La storia è davvero forte. Ho le idee molto chiare su chi sia Selina e cosa voglia, e sto cercando di rimanere il più concentrata possibile su questo."

L'attrice 31enne, che si sta preparando a tornare sul set per continuare le riprese del film dopo che il set è stato chiuso a marzo per via della pandemia di Covid-19, ha anche parlato della prima volta che si è infilata nell'iconica tuta: "È stato bello, cavolo. È bello. Non posso evitare di dirlo, anche se ho davvero cercato di non pensare troppo a ciò che quel personaggio significa per tutti gli altri. Solo perché può essere fonte di distrazione nel modo sbagliato, soprattutto quando stai cercando di diventare qualcun altro."

The Batman, con Robert Pattinson nel ruolo del supereroe DC, uscirà ad ottobre 2021. Il film sarà presentato al DC FanDome il prossimo 22 agosto.


FENOMENI PARANORMALI INCONTROLLABILI, STEPHEN KING DETESTA IL FILM: ECCO PERCHÉ

Anche se il Fenomeni paranormali incontrollabili di Mark L. Lester del 1984 è rimasto piuttosto fedele al racconto originale, Stephen King non è assolutamente un fan dell'adattamento cinematografico del suo romanzo, e per motivi diversi dalla sua ormai nota avversione per lo Shining di Stanley Kubrick.

Al momento Fenomeni paranormali incontrollabili (Firestarter in originale) è stato opzionato per un nuovo adattamento cinematografico dalla Blumhouse Productions, sceneggiato dal Premio Oscar Akiva Goldsman e con Keith Thomas alla regia, anche se non è chiaro quando inizierà la produzione del progetto.

Con questo in mente, il film originale continuerà ad avere i suoi fan, essendo un piccolo cult di genere pur non essendo considerato una trasposizione di alto livello in generale ma anche tra quelle dello stesso King. E il Re dell'Orrore è d'accordo con chi la pensa in questo modo. Il motivo di tale distacco lo approfondì in un'intervista del 1986 recentemente riemersa in rete, dove lo scrittore parlava del film come di "un'opera insipida, quasi fosse un purè di patate della mensa".

Tra le cose che ha detestato e che lo hanno portato a non amare il film c'era un effetto speciale relativo ai capelli della protagonista, Charlie McGee (Drew Barrymore), che iniziavano a svolazzare in modo incontrollato e senza costrutto ogni qual volta lei utilizzava i suoi poteri paranormali. King dice nell'intervista di aver chiesto al produttore Dino De Laurentis una spiegazione sul perché di quella scelta, senza mai ricevere risposta.

Inoltre per King anche David Keith nel ruolo del padre di Charlie non era un granché, e nell'intervista disse "che aveva gli occhi stupidi". Ha avuto anche problemi con l'interpretazione di Martin Sheen come capo dell'organizzazione malvagia The Shop, ma non a causa di Sheen quanto della maldestra regia di Lester, che crede non abbia valorizzato come doveva la recitazione dell'attore, portando la star a canalizzare semplicemente il suo delirante Greg Stillson dalla precedente interpretazione in The Dead Zone.

King non ha evidentemente alcun problema con il riadattamento di Firestarter.


DOCTOR STRANGE 2: IL CINECOMIC DI SAM RAIMI INTRODURRÀ IL PROSSIMO BIG VILLAIN DEL MCU?

Dopo la fine dell'Infinity Saga in Avengers: Endgame, che ha visto la sconfitta di Thanos e la morte di Iron Man, molti fan del Marvel Cinematic Universe hanno cominciato a domandarsi quale sarebbe potuta essere la prossima grande saga da raccontare e quale, ovviamente, il prossimo grande villain da affrontare.

Parlando lo scorso dicembre alla New York Film Academy, Kevin Feige disse "che c'era una importante personaggio Marvel che avrebbero voluto già sfruttare da tempo al cinema e che a suo avviso e dei creativi si adattava benissimo a Doctor Strange in The Multiverse of Madness". Non è ovviamente andato oltre con le rivelazioni, ma ScreenRant a voluto soffermarsi su questa enigmatica affermazione, offrendo alcuni e intriganti suggerimenti su chi possa essere questo misterioso e importante personaggio.

Le teorie del sito includono allora Kang, il Conquistatore, Galactus o Capitan Briatannia, ma quello che per loro è più convincente è l'arrivo del Dottor Destino. I fan potrebbero aspettarsi di vedere il sovrano di Latveria del prossimo reboot dei Fantastici 4, ma sono stati già prodotti tre film che hanno visto Doom contro il quartetto di supereroi ed è opinione comune che non si voglia puntare verso quella direzione con il rilancio del gruppo nel MCU.

Presentarlo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness sarebbe invece una mossa adeguata e avrebbe oltretutto molto senso, perché proprio come Stephen Strange e Scarlet Witch - presente nel film -, anche Dottor Destino è un potente stregone. E la sensazione è che la trama del sequel veda Doctor Strange impegnato a preservare la realtà così come la conosciamo.

Sì, Nightmare sarà il villain principale come ormai vociferato da anni, ma Destino potrebbe recitare un ruolo secondario e introduttivo davvero importante prima di tornare in futuro a creare problemi agli altri Vendicatori.


JOKER: QUANTI ANNI HA IL CLOWN DI JOAQUIN PHOENIX NEL FILM?

Forse l'età non conta quando sei un folle criminale con il volto truccato e i capelli verdi, ma Todd Phillips si è comunque impegnato nel creare un Joker ben radicato al centro di una società malata e allo sbando, riuscendo a dare importanza anche ai tratti biografici di Arthur Fleck: per questo possiamo stabilire quanti anni abbia nel film.

Ovviamente nel film non vediamo mai il protagonista spegnere le candeline nel felice giorno del suo compleanno, e gli indizi principali sono stati nascosti piuttosto bene, per cui tenetevi forte. La testimonianza più importante proviene dalla cartella che Arthur ruba dall'ospedale in cui era stata rinchiusa la madre il 2 novembre 1952, all'età di 25 anni.

Tra i vari documenti contenuti all'interno della cartellina vediamo anche dei ritagli di giornale, i cui titoli ci rivelano che Arthur aveva tre anni quando fu vittima di maltrattamenti e fu ritrovato dalle autorità incatenato ad un termosifone. Poco dopo sua madre sarebbe stata arrestata e messa in cura nella struttura. Ciò significa che il protagonista è nato nel 1948 o 1949.

Ora non resta che scoprire quando è effettivamente ambientato il film per stabilire l'età, e anche in questo caso sono i dettagli a fare la differenza. Sappiamo dall'atmosfera generale e dall'assenza di tecnologia moderna che le vicende si svolgono negli anni '70/'80, ma a rivelarci con precisione l'anno sono i cartelloni pubblicitari esposti fuori da un particolare cinema, quello da cui esce la famiglia Wayne nel finale del film, per poi essere assalita da un criminale sostenitore della rivoluzione innescata da Joker. Il palinsesto propone film come Blow Out, Zorro mezzo e mezzo ed Excalibur, tutti usciti nel 1981.

Ciò significa che Joker ha 32-33 anni quando scoppia la rivolta. Il bello è che Phoenix aveva 44 anni quando lo ha interpretato, ma è comunque riuscito a restituire bene l'idea di un fisico reso grottesco più dalla malattia e dai problemi che dall'età. Intanto Todd Phillips continua a postare immagini del suo film, mentre in molti incrociano le dita sperando in un sequel di Joker.


MISSION: IMPOSSIBLE, REBECCA FERGUSON SI ALLENA CON UN FUCILE MOSTRUOSO

Mentre Tom Cruise rischia la vita anche in lockdown, Rebecca Ferguson non è da meno e ha già iniziato ad allenarsi per riprendere il suo ruolo in Mission: Impossibile 7.

Ilsa Faust, introdotta in Mission Impossibile - Rogue Nation, è infatti molto abile a maneggiare ogni tipo di arma e l'abbiamo vista scalare edifici ed esibirsi in scene d'azione al cardiopalma insieme all'atletico Ethan Hunt anche nell'ultimo capitolo, Fallout. Per recitare in simili ruoli e per far sì che il tutto appaia molto credibile, spesso gli attori e le attrici intraprendono un percorso di addestramento militare, che li avvicina in tutto e per tutto ai personaggi che devono interpretare.

In questo caso vediamo Rebecca Ferguson imbracciare un enorme fucile di precisione e mirare il malcapitato bersaglio, che nel film dovrà probabilmente dire addio alla propria faccia. Del resto, dopo aver disinnescato un ordigno nucleare nel precedente capitolo, sarà un gioco da ragazzi per Ilsa colpire un nemico da una certa distanza.

Ad aiutarla nella preparazione ci sono i professionisti di Bare Arms, un gruppo che provvede a fornire supporto militare all'industria cinematografica, per far sì che ogni sequenza appaia verosimile.

Cosa vi aspettate da M:I7? Quali altre sbalorditive scene di azione potrebbero esserci nel film? Intanto anche la new entry Hayley Atwell ha postato una foto, nella quale mostra gli effetti del suo allenamento per Mission.


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BATMAN, UN NUOVO FILM CON BEN AFFLECK? BOSSLOGIC HA GIÀ PRONTA LA LOCANDINA PER HBO

L'ipotesi che la Snyder Cut di Justice League possa portare ad un nuovo film con Ben Affleck nei panni di Batman si è già fatta strada nei meandri del web, e nel caso HBO decidesse di mettere in cantiere il progetto qualcuno ha già creato un logo personalizzato dell'azienda.

Si tratta di BossLogic, artista che ha già fatto parlare di sé per l'abilità che ha dimostrato durante il reveal di Assassin's Creed: Valhalla e in generale per la sua copertura di tutto ciò che riguarda l'universo di supereroi Marvel e DC.

Se mai il film dovesse vedere la luce, HBO potrebbe decidere di personalizzare il logo della piattaforma streaming in modo molto simile a quello proposto qui sotto. Le tre lettere dell'azienda assumono così un tono spettrale alla luce del bat-segnale, e sotto di esse troviamo una Gotham oscura, sui cui tetti scorgiamo il giustiziere notturno intento a contemplare dall'alto il panorama.

Uno scorcio abbastanza evocativo, che riprende l'anima buia voluta da Zack Snyder per il suo Batman, e possiamo immaginare che il film seguirebbe proprio quanto visto in Batman v Superman, con un eroe non più giovane e consumato da anni di lotte spietate contro i criminali peggiori della città. Cosa ne pensate del logo? Siete favorevoli ad un nuovo film con Batfleck?

Ovviamente c'è anche chi ha pensato di creare una locandina corale per il nuovo Batman, anche se per il momento non c'è nulla di confermato, al contrario della serie ambientata nella Gotham di Matt Reeves.


 
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