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The Umbrella Academy

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Triplethor
view post Posted on 15/8/2020, 05:51 by: Triplethor
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La strana somiglianza fra cast di «The Umbrella Academy» e i personaggi della serie

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La seconda stagione di «The Umbrella Academy» è in streaming su Netflix dal 31 luglio. Vanity ha incontrato i protagonisti, a cominciare da Ellen Page. E ha scoperto molti punti in comune tra gli attori e i ruoli che interpretano
La prima cosa che colpisce degli attori di The Umbrella Academy è quanto assomiglino ai loro personaggi nella serie.

A partire da Ellen Page: Vanya sembra che le sia stato cucito addosso. Stessa timidezza ed emotività e, nella seconda stagione, a renderle ancora più simili, il fatto che Vanya scopra di essere innamorata di una donna.

Robert Sheenan che interpreta Klaus, il fratello inaffidabile, il personaggio più divertente di tutta la serie, anche nelle interviste dimostra di essere ironico e dissacrante.

Mentre Aidan Gallagher, 16 anni, di gran lunga il più giovane del cast, è un «old soul», come lo definiscono i suoi colleghi. Perfetto, quindi per la parte di Numero 5, che è il leader del gruppo e il più anziano, nonostante sia costretto ad andarsene in giro perennemente in calzoncini corti perché rimasto intrappolato nella versione adolescente di sé stesso durante uno dei suoi viaggi nel tempo.

Stesso discorso per Thomas Hopper, che ha gli stessi modi da gigante buono del suo personaggio Luther ed Emmy Raver-Lampman che condivide con Allison lo stesso atteggiamento rispondendo alle domande con pensieri ben ponderati.

Gli unici che appaiono piuttosto distanti dai ruoli della serie sono: Justin H. Min – ma per lui la spiegazione sta nel fatto che Ben, il suo personaggio, è un fantasma – e David Castañeda, che appare molto meno testa calda di Diego.

Vanity li ha incontrati tutti (su Zoom) per parlare della seconda stagione della serie, in streaming a partire dal 31 luglio.

Com’è lavorare con un cast tutto di giovani attori?


Robert Sheehan: «Veramente io mi sento vecchissimo. Dovremmo essere adolescenti e siamo tutti sulla trentina. Comunque, si è creato da subito un legame fra di noi. Ci sentiamo sul serio come una grande famiglia. E Aidan, che è l’unico davvero giovane, si trova bene anche lui perché, in realtà, è il più vecchio di tutti. Forse perché fa l’attore da quando era ancora una goccia di sperma. Il suo primo provino penso che risalga a Senti chi parla (Ride)».

A questo punto, vorrei sapere l’opinione di Aidan.

«Per fortuna la sceneggiatura della serie è così ben scritta da non farti sentire limitato nell’interpretazione. Ma più che pensare all’età di Numero 5, mi sono concentrato sulle sue esperienze, su quello che ha vissuto: i suoi traumi, gli anni trascorsi alle dipendenze della Commissione (È l’organizzazione responsabile della corretta custodia dei piani temporali, ndr), quali sono le sue motivazioni. In questo il fumetto mi ha aiutato molto, ci sono un mucchio di dettagli sul personaggio che io ho messo insieme».

Robert e Justin, voi siete gli unici che, all’interno di un cast corale, fate coppia fissa visto che Klaus è l’unico in grado di interagire con il fantasma di Ben.

Justin H. Min: «È così. E nella seconda stagione vediamo che la loro relazione evolve. Volevamo evitare che l’interazione fra i due personaggi diventasse ripetitiva. Interpretare un fantasma non è facilissimo. Non posso toccare nulla, interagire con l’ambiente intorno a me».

In questa seconda stagione vi ritrovate tutti catapultati negli anni Sessanta. Come avete vissuto l’esperienza?

Ellen Page: «È stato divertente trovarsi immersi in quell’epoca: gli abiti, le macchine… Ma, da un punto di vista meno superficiale, il fatto che la storia fosse ambientata in quel momento storico, ha permesso di affrontare una serie di temi molto seri: la segregazione razziale, l’omosessualità in tempi in cui era ancora considerata illegale».

Thomas Hopper: «È stato fantastico. Abbiamo girato vicino a Toronto e una strada è stata trasformata in una via di Dallas negli anni Sessanta. Ho sempre sognato di poter viaggiare nel tempo e questa esperienza mi ha quasi consentito di farlo».

Emmy Raver-Lampman: «È un periodo storico interessantissimo. In quegli anni si sono concentrati un mucchio di eventi politici e culturali: i movimenti per i diritti civili, l’uccisione del presidente Kennedy. È stato eccitante».

Che cosa vi ha convinto a dire di sì a una serie di supereroi?

Ellen Page: «In realtà la serie più che di super poteri parla di relazioni. Al centro c’è questo gruppo di fratelli e sorelle e la loro infanzia, gli abusi che hanno subito dal padre adottivo e le conseguenze che hanno avuto su di loro e sui rapporti che li legano».

Emmy Raver-Lampman: «È la dinamica delle relazioni che conta, il fatto che si tratti, a conti fatti fatti, di una famiglia disfunzionale».
Thomas Hopper: «Anche a me, della sceneggiatura, mi è piaciuto il lato umano. I film di supereroi sono tutti concentrati sui superpoteri e sulle loro battaglie con i malvagi di turno, eppure le parti che ho sempre trovato più interessanti sono proprio quelle in cui si racconta il passato dei personaggi. The Umbrella Academy è una serie unica come il fumetto da cui è tratta».

La musica ha un ruolo importantissimo nella serie. Come attori, la usate per entrare nel mood della storia, dei vostri personaggi?
Robert Sheehan: «Io ascolto musica da meditazione. Mi aiuta a concentrarmi, a dimenticarmi delle telecamere, delle luci. Mi chiudo nella mia roulotte e stacco da quello che c’è intorno a me».

Justin H. Min: «Per The Umbrella non sono ricorso a una playlist particolare. Un po’ perché il mio personaggio, essendo morto, è congelato nel tempo. A differenza degli altri, io non dovevo entrare nel mood degli anni Sessanta. Ma in generale, prima di cominciare a girare una scena ascolto sempre qualcosa che mi dà la carica».

Un’ultima domanda per David Castañeda. Con chi le piacerebbe passare più tempo tra i suoi fratelli e sorelle delle serie?

«Con Numero 5. Perché in questa stagione ci sono degli scambi fra i due davvero buffi. Il fatto che siano in conflitto perenne rende tutto molto divertente».




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