Hugh Jackman e Gavin Hood presentano X-Men le origini: Wolverine
La prima domanda che Hugh Jackman e Gavin Hood sono stati costretti ad affrontare di fronte alla stampa italiana non verteva su aspetti artistici o produttivi del loro X-Men le origini: Wolverine, ma – piuttosto prevedibilmente – sul non esattamente gradito pesce d’aprile fatto alla Fox all’inizio del mese, quando online è stata diffusa una copia lavoro del loro film. Un leak, questo che – e sono notizie odierne che arrivano dagli States – potrebbe aver fatto meno danni del previsto, dato che il numero di download non è così altro come le prime stime prevedevano e che il film è ancora il più atteso per la fasce di pubblico di riferimento.
Ad affrontare la questione è stato comunque Hugh Jackman, che del film non è solo il protagonista ma anche il co-produttore. “Quando ho saputo del fatto mi si è spezzato il cuore,” ha detto l’attore, “pensando a quanto duramente avevavo lavorato tutte le persone coinvolte nella produzione. Abbiamo però superato la cosa abbastanza rapidamente. La versione piratata era comunque una copia lavorazione, ancora priva di un sacco di effetti che stavamo completando proprio in quei giorni. Ed è stato bello vedere il supporto unanime della comunità online, che ha aiutato a non far diffondere eccessivamente questa copia pirata. Sono certo che i fan di questo film sanno che opere del genere, i grandi blockbuster estivi, sono fatte per il grande schermo. Di botteghino poi io non capisco nulla, quindi non posso valutare l’impatto economico: spero solo che il film piaccia.”
Per sdrammatizzare, l’attore australiano si è poi profuso in ringraziamenti per i giornalisti che si sono “scomodati” per lui la mattina immediatamente successiva al ponte di Pasqua, e subito si è passati a parlare del personaggio principe del film, che Jackman interpreta in questo film per la quarta volta dopo le esperienze nei primi tre film della serie di X-Men. “Ricordo che affrontando per la prima volta il personaggio di Wolverine, pensai che fosse l’erede diretto di figure come l’ispettore Callaghan, il Cavaliere pallido, Ian Solo o Mad Max. O forse ne rappresentava l’archetipo,” ha sostenuto Jackman. “Wolverine non è cattivo, ma è ruvido e spigoloso. Per me era molto importante che in questo film riuscissi a spingermi oltre nella mia interpretazione, volevo rappresentarlo in un certo modo e ringrazio di aver avuto come regista Gavin, un premio Oscar, che mi ha capito ed è stato tanto esigente con me da avermi aiutato a forgiare il personaggio in modo appropriato. Quella di questo film è stata a l’esperienza più divertente, dura e impegnativa che abbia mai avuto, nonostante porti avanti questo personaggio da dieci anni.”
Sulla caratterizzazione di Wolverine, anche Gavin Hood ha dimostrato di avere le idee ben chiare: “In effetti, considerati i film che ho fatto in precedenza, quando Hugh è venuto da me la prima volta per propormi il film sono rimasto lusingato ma anche molto sorpreso. Però ho subito capito quanto fosse interessante dirigere un film che estrae un singolo personaggio da una storia complessiva e corale come erano stati i film degli X-Men, e quanto ero attirato dall’archetipo dell’eroe solitario che non ha bisogno di nessuno. All’epoca non avevo letto i fumetti della Marvel, e facendolo mi sono reso conto che Wolverine è un personaggio sempre in guerra con sé stesso, ma che cerca anche il contatto con gli altri, rompendo lo stereotipo del “cavaliere solitario”. È un personaggio duro, fortemente maschile, ma che sa di aver bisogno degli altri; mentre Victor, il personaggio di Liev Schreiber, è al contrario l’archetipo dell’uomo solitario che decide di non aver bisogno di nessuno. Questo aspetto lo trovavo davvero affascinante.” “E poi,” aggiunge Jackman, “nei film precedenti Wolverine era l’outisder che aiutava lo spettatore ad entrare all’interno di un mondo compatto e di un gruppo formato, ma al tempo stesso era un personaggio complesso, nato adulto, circondato dal mistero. E quindi era per noi molto interessante cercare di conoscerne le origini, studiare quel che c’era da sapere di lui: come mi dicevano sempre Gavin e lo sceneggiatore David Benioff, non puoi capire un personaggio se non ne capisci e conosci le origini.”
Per l’attore, che ha anche dichiarato che amerebbe portare al cinema la saga giapponese di Wolverine e, ironicamente, di essere rimasto un po’ ingelosito dal successo avuto dal personaggio di Gambit (nel film interpretato da Taylor Kitsch), è stato merito di Bryan Singer se oggi i film sugli eroi dei fumetti sono quelli che sono, ovvero intelligenti e ricchi di sottotesti come ad esempio Il cavaliere oscuro. “Ma non dimentichiamoci che oltre che a far pensare, questi film devono assolutamente divertire e intrattenere. È un equilibrio difficile, ma credo proprio che Gavin, raccontando le gesta di uno dei primi antieroi del mondo del fumetto, ci sia riuscito.” “Per questo, comprendendo anche le ragioni dello studios, non è stato per me difficile accettare di non spingermi troppo oltre con il dark o con la violenza per motivi di censura,” ha sostenuto il regista. “Sono comunque convinto che film come questi parlano ai ragazzi di temi delicati in modi altri e inediti rispetto agli altri film di supereroi, dove troppo a lungo si giocava in maniera semplicistica sull’idea del Bene contro il Male. Qui abbiamo personaggi che rappresentano il conflitto tra bene e male che all’interno di ognuno di noi. Abbiamo un eroe che è cosciente del suo lato oscuro, che non necessariamente si piace, e che ha allo stesso tempo l’impulso umanissimo a esplodere e la consapevolezza della necessità di contenersi. Per questo spero che dal film non emergano solo gli elementi più dark, ma anche un calore umano che poi è quello di Hugh.”
Regista e interprete si sono poi diverti a raccontare aneddoti dal set, come la scena in cui Wolverine si getta nudo da un’altissima cascata per la quale – visto il rifiuto di tutti gli stuntman di saltare davvero – è stato necessario realizzare un modello tridimensionale del corpo dell’attore e inserirlo digitalmente nelle riprese, o come il codice stabilito dal Hood per dare indicazioni a Jackman nella scena in cui è immerso in una vasca piena d’acqua che consisteva nel numero di volte che l’alluce dell’attore veniva strizzato dal regista. E, affrontate le domande di rito sull’Italia, sull’amicizia con Gabriele Muccino, su quando lui e il regista italiano lavoreranno assieme (“Spero presto!”, ça va sans dire), Jackman ha voluto raccontare di come il figlio reagisca alla sua popolarità nei panni di Wolverine.
“Mi mandano ogni tipo di gadget, quindi sono pieno di action figure del mio personaggio, e abbiamo anche un punching ball con la mia faccia stampata sopra. Quando lui si arrabbia con me, stacca le teste ai pupazzetti, e quando lo mando nella sua stanza per punizione lo sento che prende a pugni quel coso che mi raffigura. Tutti i padri dovrebbero avere qualcosa del genere per i propri figli.”